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Ultimo aggiornamento il 28/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Cinque verbali di un pentito di camorra del clan Loreto-Ridosso di Scafati, Romolo Ridosso. Un’avvocata diventata testimone di giustizia dopo aver avuto una storia sentimentale col pentito e dopo averlo denunciato per le percosse subite. Il presidente di un’associazione antimafia di Pomigliano d’Arco. Ecco gli elementi – confusi e frammentari, in assenza di un quadro d’insieme che indagini ancora in corso impediscono di disvelare – sui quali si fonda un nuovo tassello del puzzle del giallo sull’omicidio del sindaco pescatore di Pollica Angelo Vassallo. Un delitto che attende da dieci anni verità e giustizia.

Giustizia di Fatto può rivelare che questo tassello mostra la presenza di un secondo indagato, dopo l’unico finora noto, l’ex carabiniere del nucleo investigativo di Castello di Cisterna Lazzaro Cioffi. Si chiama Giuseppe Cipriano, classe 1968, è originario di Scafati, dove gestisce un cinema. Dieci anni fa, nei giorni dell’assassinio di Vassallo, trucidato da 9 colpi di una baby tanfoglio 9×21 mentre rincasava in auto, Cipriano gestiva il cinema di Acciaroli che si trova a pochi metri dal ristorante “Il rosso e il mare”, amministrato all’epoca da Vassallo e in seguito dai suoi familiari.

Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro ai primi giorni dell’estate del 2018. Sono i giorni in cui la cronista di giudiziaria Manuela Galletta pubblica in esclusiva sulla testata online GiustiziaNews24 che Cioffi è indagato del delitto Vassallo. In quegli stessi giorni il pm di Salerno Marco Colamonici e il procuratore aggiunto Luca Masini convocano in gran segreto un secondo indagato, Cipriano. Gli notificano le stesse accuse rivolte al carabiniere infedele: concorso in omicidio con l’aggravante camorristica e reati di armi. Il nome dell’imprenditore scafatese resterà ignoto sino ad oggi. Sia per Cioffi che per Cipriano gli avvisi di garanzia con invito a comparire vengono notificati a fine giugno 2018, per un interrogatorio da svolgere nei primissimi giorni di luglio. Cioffi, in carcere dall’aprile precedente con accuse pesantissime di essere stato a libro paga del clan Fucito di Caivano, proteggendone per anni i traffici di droga, fornendo “soffiate” sulle indagini in cambio di regali e denaro, si avvarrà della facoltà di non rispondere. Cipriano viene sentito il 2 luglio 2018. Risponde a qualche domanda. Nega qualsiasi coinvolgimento nel delitto, rigetta sul nascere le ipotesi investigative avanzate da pubblici ministeri di grande esperienza e quindi attenti a non scoprire le loro carte.

Che i due siano stati convocati negli stessi giorni è una coincidenza? Si tratta di due piste diverse e parallele, due piste che si intersecano, o è la stessa? Giustizia di Fatto non ha una risposta. Ha però ricostruito attraverso le proprie fonti un filo che collega Cioffi a Cipriano, anche se non è detto che c’entri qualcosa con l’inchiesta. Il filo passa, appunto, attraverso Scafati. Anche il carabiniere, infatti, è stato in affari a Scafati, dove acquistò una pompa di benzina negli anni antecedenti all’omicidio. Uno dei tre distributori – gli altri due si trovavano sull’asse mediano del territorio vesuviano – che Cioffi avrebbe rilevato nel tempo grazie ai guadagni “extra” ottenuti proteggendo le attività illecite del clan Fucito.

Un altro filo che mette in contatto i due – potrebbe essere una coincidenza oppure no – è la presenza, tra le fonti di prova per l’iscrizione di Cipriano nel registro degli indagati, del verbale del presidente di un’associazione antimafia di Pomigliano d’Arco. E’ la stessa persona che dichiarò ai pm anticamorra di Salerno di aver appreso da altri due carabinieri di Castello di Cisterna che Cioffi era ad Acciaroli nei giorni dell’omicidio di Vassallo. I due carabinieri, però, lo hanno smentito.

E poi c’è il clan Loreto-Ridosso di Scafati. I cinque verbali illustrativi della collaborazione di giustizia di Romolo Ridosso, resi nel 2016. E altri verbali del figlio, Salvatore. Sono indicati tra le fonti di prova del fascicolo 2603/18. Dunque, Romolo Ridosso ha detto qualcosa sull’omicidio del sindaco pescatore che ha condotto all’iscrizione di Cipriano. Il pentito ha collegato il territorio di Scafati con gli interessi della camorra nel Cilento. Circostanza che decripta un altro giallo: il 29 giugno 2016, esattamente una settimana dopo il primo verbale (non ancora depositato e segreto) di Romolo Ridosso, la giornalista de La Città di Salerno Rosaria Federico firma uno scoop: rivela che c’è un collaboratore di giustizia dei Loreto-Ridosso che sta parlando del caso Vassallo. La procura di Salerno all’epoca guidata da Corrado Lembo le sequestrerà il cellulare e metterà delle cimici nella sua auto con lo scopo di risalire alla fonte della notizia. L’Ordine dei giornalisti campano insorgerà in difesa della collega organizzando un sit in davanti al Tribunale di Salerno, per protestare contro una reazione decisamente sopra le righe della magistratura salernitana nei confronti di una giornalista che aveva solo svolto il suo lavoro, pubblicando una notizia vera e di grande interesse pubblico.

I giornali salernitani scrissero, e molto, anche di altre vicende di Romolo Ridosso, e della storia d’amore con la sua avvocata, A. M. La relazione era finita male, malissimo, tra divieti di avvicinamento e percosse, che lei denuncerà ottenendo la condanna dell’ex boss e poi diventando testimone di giustizia. Anche l’avvocata avrebbe detto qualcosa sul caso Vassallo e l’ultimo verbale ritenuto utile alle indagini è del giugno 2018. Tre settimane prima degli inviti a comparire per Cioffi e Cipriano.