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Ultimo aggiornamento il 18/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

In questi giorni il Governo è al lavoro, dopo ripetuti annunci, per un decreto “semplificazione” che dovrebbe rilanciare le opere pubbliche e l’edilizia, con l’intento di snellire le procedure e velocizzare l’apertura dei cantieri pubblici e privati. Il Parlamento dovrà a sua volta esaminare e approvare in via definitiva il decreto. 

Già solo questo annuncio potrebbe essere accolto con un minimo di legittimo scetticismo visto che tante volte si è parlato di semplificazioni, in passato, ma nessun governo degli ultimi decenni è riuscito, davvero, a rendere davvero snelle ed efficienti le procedure nel nostro paese. Orbene, a tale quadro si deve aggiungere la constatazione che il Consiglio Regionale della Campania si appresta ad essere chiamato in causa per le stesse materie. 

In questi giorni, infatti, dopo l’approvazione della Giunta Regionale, è in discussione nelle Commissioni Consiliari la nuova legge urbanistica regionale "Norme in materia di Governo del Territorio" che disciplina anche la materia edilizia con numerosi articoli riguardanti i titoli abilitativi, i cambi di destinazione d’uso, gli oneri di urbanizzazione, lo sportello unico per l’edilizia, gli abusi edilizi, i permessi in sanatoria. Quindi, nel mentre il Governo sta predisponendo un intervento di radicale semplificazione e di cambiamento del testo unico dell’edilizia, la Regione sta procedendo a disciplinare la materia sulla base del testo che sarà modificato. Questo è, in sintesi. 

Situazione analoga si sta verificando per le norme relative alle autorizzazioni per la sicurezza delle costruzioni in zona sismica. Anche tale materia contenuta nel testo unico per l’edilizia sta per essere innovata, dal decreto del Governo, con procedure diverse e che dovrebbero – si spera – risultare accelerate rispetto a quanto avviene ora. La Regione Campania, anche su questo tema, sta ragionando in questi giorni nelle commissioni consiliari per l’approvazione di un nuovo regolamento per le attività di denuncia dei lavori e di vigilanza per l’osservanza delle norme sismiche.

In sostanza a livello centrale e a livello regionale si sta lavorando in parallelo su normative che, alla fine, molto probabilmente potranno risultare come minimo non coordinate, se non in aperto contrasto. Per la verità nel merito della legge regionale sul governo del territorio sarebbero doverose anche alcune considerazioni sul fatto che la stessa contiene importanti innovazioni sulla pianificazione urbanistica e territoriale che avrebbero meritato e meritano un dibattito molto più ampio ed aperto di quello avutosi sino ad oggi, senza tacere che siamo a fine legislatura e che importanti riforme sarebbero forse da procrastinare. 

Tornando agli aspetti problematici della duplicazione di competenze, spesso conflittuale tra Stato e Regioni, non si può non richiamare il famoso art. 117 della Costituzione con la suddivisione delle materie. Si dovrebbe prendere atto che non funziona. Non sarà mai troppo tardi. In base all’art. 117 il governo del territorio è materia di legislazione concorrente, cioè spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali riservata alla legislazione dello Stato.

Al di là del fatto che stabilire cosa sia principio fondamentale e cosa sia tutto il resto in materia urbanistica, edilizia etc. è già di per sé complicato, è evidente che se lo Stato cambia i principi ci sono 20 Regioni che devono adeguarsi, ognuna a modo suo e con i suoi tempi. Ha senso allora, avere venti consigli regionali costituiti da centinaia di legislatori che si occupano di disciplinare,  ognuno distintamente, le modalità di approvazione di un piano regolatore, di un regolamento edilizio ed i relativi contenuti? E ancora, ha senso che su venti regioni vi siano venti modi diversi di autorizzare le costruzioni in zona sismica con procedure e controlli diversi? 

Il risultato di tutta questa complicata architettura istituzionale è che di fatto nessuna vera semplificazione sarà possibile fino a quando vi saranno più organi competenti a legiferare sulle stesse materie, che rincorrendosi nel tentativo di semplificare finiscono solo per aggiungere norme ad altre norme, con l’effetto di avere una semplificazione che complica.