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Ultimo aggiornamento il 18/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Michele Grimaldi è consigliere comunale a Scafati.

 

 

Ieri Don Peppino De Luca ha scritto una lettera densa di affetto e di speranza alla nostra comunità. Lo ha fatto partendo da uno dei passaggi fondamentali della Bibbia, e cioè la domanda che Dio rivolge a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?».Custodire il fratello, cioè l'altro, prendersi cura del prossimo, "avere cura" come possesso non materiale ma dovere sentito nell'intimo, è uno degli insegnamenti più preziosi che si possano ricevere. «Homo homini lupus»: Hobbes citava il latino Plauto per descrivere la natura egoistica e fratricida dell'essere umano. Eppure, a questa concezione – che è divenuta quasi convenzione – c'è invece un'alternativa, ed è la scritta che campeggiava su di una parete della scuola di Barbiana di Don Milani: «I care», mi faccio carico, mi interesso dell'altro, ho a cuore la vita altrui. Scelgo, insomma, di essere custode.

A «la società non esiste, esistono solo gli individui», motto di una celebre premier britannica degli anni Ottanta, possiamo e dobbiamo sempre frapporre l'«omnia sunt communia», tutto è di tutti, di Thomas Müntzer, uno dei capi dei ribelli della guerra dei contadini. Lo stesso Corano, con la prescrizione dello zakāt, fa della redistribuzione un obbligo fondamentale del percorso religioso di ogni credente. Questa scelta dunque, tra il primeggiare ed il prendersi cura, questa dicotomia tra il narcisismo e l'avidità di Caino e la fratellanza universale, è un bivio che quotidianamente affrontiamo nei tornanti – lavorativi, sociali, affettivi – della nostra esistenza quotidiana.

Un bivio che interessa anche e forse soprattutto chi sceglie – per l'appunto, sceglie – di dedicare un pezzo del proprio percorso di vita all'impegno pubblico, alla politica, all'amministrazione. Per questo, io penso si debba accelerare sull'approvazione del regolamento sui patti di collaborazione, sul bilancio partecipato, sul funzionamento di un URP (ufficio relazioni al pubblico) che abolisca l'intermediazione della politica tra i cittadini ed i loro diritti. Per questo io penso si debbano velocemente attivare la consulta per l'ambiente, trovare gli spazi per una cosa comune delle associazioni, istituire una commissione consiliare speciale per affrontare il tema dei vuoti urbani e della loro rigenerazione. Per questo, insomma, io penso si debba cedere sempre di più sovranità ai cittadini e renderli davvero protagonisti di una gestione condivisa di una città che sia di tutti, non di qualcuno o dei suoi interessi personali.

Scrive d'altronde Don Peppino: «La mano fratricida di Caino è sempre alzata e ha la faccia dello strozzino di turno che presta soldi con interessi altissimi, alimentando il mercato dell’usura; peccato spregevole ma non sconosciuto anche a tanti cosiddetti “cristiani” La mano fratricida di Caino è sempre alzata e prende la forma di un gioco d’azzardo “legalizzato” che riempie le attese e le frustrazioni di troppe donne e uomini sull’orlo della disperazione. È necessario un intervento radicale che disciplini questa falsa lotteria della speranza che, anche nella nostra città, divora la serenità di tante case». È questo un argomento che mi sta molto a cuore e assieme a quello delle politiche sociali e della scuola dovrebbe essere una priorità costante per ogni governo, e in questa difficile ripartenza che stiamo attraversando che è un vero e proprio assillo.

Il fenomeno della ludopatia è una vera e propria malattia. Che colpisce tanti, soprattutto i più deboli, che distrugge famiglie, che alimenta fenomeni di usura e strozzinaggio. Fenomeni questi, che assieme al mercato nero delle slot machine, sono una delle principali forme di profitto della camorra nostrana. Per questo uno dei miei primi atti da consigliere comunale, nel 2016, fu non a caso quello di presentare una mozione che prevedeva una serie di misure di contrasto al fenomeno della ludopatia: una mozione sostenuta da tanti, associazioni laiche e cattoliche, movimenti civici, stampa, opinione pubblica, e che non a caso fu votata all'unanimità dal Consiglio comunale.

Il giornale Avvenire raccontava gli scorsi giorni come questi lockdown avesse fatto calare anche la percentuale di "giocate" online, a dimostrazione che limitare l'apertura delle sale slot equivale a contrastare sul serio il fenomeno. Tutto ciò ci conferma che bisogna insistere sul contrasto culturale e amministrativo ad una malattia che può essere arginata, sconfitta.

Ho visto che in tanti, anche tra gli amministratori, hanno plaudito alle parole di Don Peppino. Ora, per essere coerenti, occorre passare dalle parole ai fatti: avviamo una campagna diffusa, innanzitutto tra i bambini e gli adolescenti, di sensibilizzazione e di informazione sulla ludopatia, coinvolgendo le famiglie; attiviamo un'unità specifica del settore Politiche sociali nell'assistenza alle persone colpite da questa malattia; riattiviamo lo sportello anti-usura e anti-racket del Comune; stabiliamo di esentare dal pagamento del 15% delle imposte comunali quegli esercizi commerciali che pure avendone facoltà decidono di non installare slot machine nelle proprie attività; impediamo la nascita di nuove sale slot nei pressi di scuole, strutture sanitarie e sportive; vietiamo sul territorio comunale la possibilità di pubblicizzare il gioco d'azzardo.

Su questo c'è una timidezza di un pezzo trasversale della politica scafatese: da destra a sinistra, diciamo così. Non so per quali calcoli o interessi, se per paura di perdere consensi o per conflitti di interesse di stampo professionale. Non so, e non spetta a me e a noi saperlo, se perché le pressioni della camorra in qualche caso sortiscono ancora effetti. Ma quello che è certo è che i complici volontari o involontari di questo Caino che avvelena la serenità e le vite di tante famiglie scafatesi sono altrettanto colpevoli. Hanno scelto la via dell'interesse personale, al percorso del bene comune. A noi, come al solito, ci trovate dalla parte della città, soprattutto di quella più fragile e più debole.