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Ultimo aggiornamento il 28/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Pubblichiamo un intervento di Enrico D'Angelo, medico di base e neuropsichiatra.

 

Sulla Fase 2 ho perplessità e vanno fatte riflessioni: a parte la Cina, troppo diversa con la nostra realtà, l’unico modello che abbiamo è la Germania, già in fase 2 come in Italia. E anche lì non è tutto aperto. Ora, al di là della minore violenza epidemiologica (in Germania), tale fase è partita con 700/800 nuovi casi (la popolazione tedesca che supera i 90 milioni e non 60 milioni come l’Italia) e ci si preoccupa che il numero dei contagi arrivi a 1000. Noi, invece, partiamo da oltre 2000 contagi con 30 milioni in meno di abitanti. Dobbiamo tener ben presente ciò poiché vanno considerate realtà regionali obiettivamente diverse. E se per motivi non solo sanitari è giusto ripartire, non bisogna derogare rispetto al distanziamento sociale e all’utilizzo di presidi utili a diminuire le probabilità di contagio.

Il nostro destino è nelle nostre mani. Non vedo il motivo di una ripresa troppo differenziata tra operatori di bar o ristoranti rispetto a commercianti di alimentari. L’importante è sempre seguire le regole. Devo essere io cittadino a non entrare in locali ove non si rispettano le regole. Ne va della mia vita e di quella degli altri. Devo frequentare, innanzitutto, locali che assicurino al meglio la mia incolumità. Ad esempio, cosa significa bonus vacanze? Siamo sicuri che non verrebbero rivenduti al 40% del loro valore ad una minoranza di albergatori non di specchiata onestà? In Italia bisogna attirare soprattutto quelli che già andavano in albergo o al ristorante, magari con la possibilità di poterne scaricare una parte dall’Irpef. Forse avremmo meno evasori.

Il territorio.

Fortunatamente gli ospedali sono meno congestionati, ma guai a smantellare adesso posti letto o terapie intensive. In Campania sono poco meno di 3000 gli attuali positivi che sono in isolamento fiduciario e che rappresentano, in particolare per i loro congiunti, un focolaio d’infezione, anche se asintomatici. Vanno seguiti per un'eventuale comparsa sintomatologica oltre che per verificare il reale isolamento.

E’ necessario partire realmente e fattivamente con le unità Usca affiancandole, almeno per i primi giorni, con sanitari ospedalieri che hanno fatto esperienza con pazienti Covid in ospedale e, in primis, con presidi che realmente ne assicurino la sicurezza, magari facendo corsi di aggiornamento anche sulla vestizione e svestizione. Questo andrebbe fatto con report in tempi giusti includendo i medici di base che, in verità, a tutt’oggi, non hanno avuto comunicazione, se non dai diretti interessati, anche di positività al test da parte dell’Asl. Circa l’assistenza ai pazienti Covid, non me ne vogliano i colleghi, credo che siamo impreparati a una patologia cosi’ complessa e, francamente, con un’età media come la nostra da persona a rischio, e con un carico di lavoro per le altre patologie sicuramente trascurate in questi mesi, ma non scomparse. Una presenza sanitaria valida sul territorio rassicurerebbe le persone indubbiamente traumatizzate.