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Ultimo aggiornamento il 18/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Pubblichiamo una intervista di Barbara Ruggiero al virologo Giulio Tarro apparsa oggi sul Quotidiano del Sud.

 

 

"Le mascherine forse è meglio che le mettano certi virologi per non dire troppe stupidaggini in televisione». Giulio Tarro, virologo di fama mondiale, allievo di Albert Sabin, padre del vaccino contro la poliomelite, non ha peli sulla lingua. Il professore, siciliano di origini ma campano d’adozione, isolò a fine anni Settanta il virus respiratorio sinciziale nei bambini, causa di un’epidemia chiamata del “male oscuro” e ha le idee chiare in tema di Covid-19.

Professore, secondo l’andamento attuale del contagio nel nostro Paese, che prospettive di ripresa ci sono?

Si potrebbero verificare diversi scenari. Potrebbe accadere quello che accadde con la Sars che durò diversi mesi e poi scomparve da sola. O quanto accaduto con la Mers, la sindrome respiratoria mediorientale, che si diffuse a macchia di leopardo e fu risolta con gli anticorpi monoclonali e con quelli dei pazienti guariti. O ancora quello che accadde con l’aviaria: continuerà a circolare ma i cittadini avranno gli anticorpi e il Coronavirus diventerà un’influenza stagionale.

La sensazione - ascoltando i vari Capua e Burioni, virologi interpellati dai media nazionali - è che questo virus resterà parecchio con noi: non è così secondo lei?

Meglio lasciar perdere certi pareri. Tra questi esperti che appaiono in televisione c’è chi ha ripiegato sulla politica e chi fino a qualche mese fa parlava di “rischio zero” in Italia, azzardando che nel Paese non ci sarebbe stato un solo caso di contagio, e ora fa pronostici. Abbiamo visto cosa è accaduto poi. Lasciamo perdere.

Ci avevano detto che il caldo avrebbe aiutato a sconfiggere il virus. Ora leggiamo che, se tutto andrà bene, quest’anno potremo andare al mare con la mascherina e solo mantenendo la distanza sociale. È così?

Il caldo è un antivirale che abbiamo a disposizione. Meglio lasciarle agli esperti le mascherine così non dicono troppe stupidaggini. Anche quei numeri che ascoltiamo in conferenza tutti i pomeriggi alle 18 sono semplicemente una costruzione numerica.

Si riferisce alla differenza tra i morti “per” e i morti “con” Coronavirus?

Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità che analizza le cartelle cliniche è stato possibile vedere, incrociando i dati, che su 909 vittime solo 19 erano collegate alla morte per Coronavirus. Sono questi i dati scientifici su cui bisogna riflettere.

Però, come leggiamo anche dalle cronache e dalle recenti inchieste, la sensazione è che a inizio emergenza tutti abbiano preso sottogamba la situazione.

C’è stato un enorme errore di valutazione legato soprattutto al dimezzamento dei posti letto di terapia intensiva. Ma è un fatto che ha origini lontane. E all’inizio dell’epidemia non abbiamo fatto come i francesi raddoppiando i posti letto, così ci siamo trovati di fronte a problemi. C’è stato un crollo a questo punto della Lombardia e delle province inizialmente blindate. Ma ricordiamo che per l’80% dei casi il contagio ha un andamento mite.

Usciti da questa quarantena forzata, ci attendono una fase due, tre, etc.: possiamo essere ottimisti sul futuro?

Dobbiamo. Prima di noi l’epidemia ha riguardato la Cina e mi pare che il problema si sia risolto. In Cina hanno risolto chiudendo immediatamente la provincia dell’Hubei, dove si trova Wuhan, centro di contagio. Da noi è iniziato tutto quasi assieme alla Corea del Sud dove hanno risolto il problema facendo tamponi per tutti. Lì hanno seguito in maniera smart i soggetti misurando addirittura la temperatura con il telefonino; la curva ha cominciato a scendere vertiginosamente e sono quasi alla fine. Da noi c’è stato un decorso esponenzialmente crescente della curva e ora siamo nel plateau. Ma c’è sempre il discorso dei dati che non corrispondono.

È corretto dire che ci libereremo del Covid-19 prima dell’arrivo del vaccino?

Onestamente sul vaccino non ci conterei neppure. Per la prima Sars e per la Mers non si è fatto: è stato più semplice ricorrere gli anticorpi monoclonali e ricavati da soggetti guariti. In questo caso bisognerebbe pensare a un vaccino per diversi ceppi e, stando a una serie di valutazioni, non sarebbe pronto prima di un anno. Il vaccino deve essere buono per tutti. A questo punto meglio fare affidamento sugli anticorpi monoclonali e su alcuni medicinali che sono stati utilizzati come antivirali, antimalarici che possono essere usati nel caso specifico e possono essere più tempestivi.

Il fatto che ci siano diversi ceppi di coronavirus spiegherebbe qualche ricaduta di pazienti guariti di cui negli ultimi giorni abbiamo letto?

L’unica possibilità è questa. O potrebbe trattarsi di qualche soggetto immunodeficitario che non ha prodotto gli anticorpi e quindi si riammala.