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Ultimo aggiornamento il 18/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Con la consueta chiarezza la virologa Maria Rita Gismondo spiega come vanno letti i dati e perché alcuni sistemi di conteggio siano assolutamente fallaci. Il pezzo è uscito sul Fatto di oggi.

 

Non ha senso comunicare ogni giorno il numero dei positivi SarsCov2. Serve solo a confondere un quadro che è già incerto. Nella diagnostica vige il principio che troviamo ciò che cerchiamo e, di contro, non troviamo se non cerchiamo. Sembra un gioco di parole, ma è una delle chiavi di lettura del sali-e-scendi delle curve che ogni giorno ci angosciano. Mi spiego. La positività o negatività è il risultato dell’esame di un tampone. Più tamponi si analizzano, più positivi troviamo; meno ne analizziamo, meno positivi troviamo. Pertanto, visto che le modalità di indagine, in due mesi, sono cambiate decine di volte, i numeri hanno seguito queste indicazioni.

È che, se cambiano le regole, cambiano i numeri. Più gente esaminiamo e più ne troveremo positive. I numeri reali sono quelli dei ricoverati con diagnosi clinica e di laboratorio per Covid-19. Conosciamo il numero dei decessi, ma – come abbiamo ripetuto più volte – la stima delle cause non è assolutamente priva di errori. In una condizione di così diffuso contagio, troveremo sempre più deceduti positivi, perché ciò rispecchia la condizione della popolazione. Non voglio mettere in discussione la severità della pandemia, ma ricondurre a una valutazione numerica corretta, tenendo conto del numero di soggetti e non di tamponi, della rappresentatività del campione (per esempio: le fasce d’età), delle comorbosità (patologie gravi in atto al momento in cui si è contratto il virus). Queste valutazioni dovrebbero essere standardizzate e rispondere a una rigorosa condivisione internazionale. Come dire, non possiamo comparare una libbra a un chilo: sono pesi diversi.