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Ultimo aggiornamento il 27/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Può anche succedere che a Casal di Principe nasca un ristorante in locali confiscati ai camorristi. Un ristorante gestito da un coop che ha un programma per assumere giovani e assisterli in un percorso terapeutico. Una cosa bellissima si dirà. Ma allora perché La Nuova cucina organizzata rischia di chiudere tra pochi giorni? Semplice. Non prende contributi da due anni. In sostanza, l'ambito territoriale di competenza è al verde perché i comuni interessati non versano le loro quote.

In realtà, come ha spiegato molto bene Raffaele Sardo in un pezzo su Repubblica, il problema a monte è una sciagurata delibera della Regione che consente di anticipare somme solo a grosse strutture che erogano servizi socio-sanitari. Le coop possono aspettare. Nel frattempo i debiti aumentano e non rimane che chiudere, alla faccia del presidio democratico nella terra dei Casalesi.

Scrive Sarno: "La struttura, nata il primo agosto del 2007, oggi è ubicata in via Giacosa a Casal di Principe, in una villa confiscata alla camorra. E’ sorta per dare un’opportunità di lavoro a persone svantaggiate attraverso dei piani terapeutici individualizzati. Ma da due anni aspetta i pagamenti che l’ambito territoriale C6, di cui è capofila il Comune di Casaluce ha comunicato di non poter pagare perché diversi comuni che vi aderiscono non versano con regolarità le loro quote. E’ una situazione assurda che, in verità non riguarda solo la NCO, ma diverse altre cooperative sociali, molte delle quali gestiscono anche beni confiscati".

Si legge ancora nel pezzo: "La cooperativa Agropoli di San Cipriano di Aversa, titolare del ristorante NCO, nei giorni scorsi aveva spiegato che i soggetti istituzionali coinvolti non hanno nessuna volontà di risolvere la situazione. Sotto accusa c’è in primis la Regione. “In diverse circostanze e a più riprese – hanno chiarito dalla cooperativa Agropoli -  abbiamo evidenziato che il Decreto della Giunta Regionale della Campania n. 282 del 2016, prevede che, relativamente alle prestazioni sociosanitarie erogate dai Centri Accreditati, le grosse strutture beneficiano delle anticipazioni economiche, mentre le cooperative che gestiscono i budget di salute, come NCO, non possono beneficiare di questa procedura. Due pesi e due misure  - aggiungono – con risultati pessimi ed “allarmanti”. Oggi capiamo il senso delle “fritture di pesce”… e la camorra ringrazia”. 

Poi sono arrivate delle rassicurazioni dalla Regione ed è probabile, visto anche il voto imminente, che si riuscirà a trovare qualche soldo. Sarà, però, la solita pezza a colori. Resta il pessimo segnale che ancora una volta lo Stato dà a chi cerca di combattere la camorra nelle nostre zone. Ecco perché la battaglia della Nco deve diventare un patrimonio comune, un segnale di ribellione contro una malavita devastante e una classa politica imbelle.