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Ultimo aggiornamento il 19/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Qualche tempo fa ho chiesto all'amico Enrico Fierro, inviato de il Fatto, dove era finito Mimmo Lucano. L'ex sindaco di Riace sembrava svanito nel nulla. Niente di tutto ciò. Come ci spiega Enrico, in questo pezzo scritto per Saleincorpo, la battaglia di Lucano continua e quel modello di integrazione dei migranti funziona.

 

 

Caro Carlo, in una telefonata di qualche giorno fa mi chiedevi di Mimmo Lucano. “Cosa sta facendo in questo periodo?”, era questa la tua domanda. La risposta è semplice: sta facendo Mimmo. Il combattente, l’uomo che ha un sorriso per tutti e le idee ferme. Intanto c’è da dire, e ad alta voce, che Riace non è morta. Ci sono stato settimane fa per girare un documentario e ho visto che l’idea di solidarietà, concreta e materiale tanto da poterla toccare con mano, non sono riusciti a distruggerla. Per tre anni hanno mosso schiere di funzionari, occhiuti burocrati, inflessibili censori, hanno mobilitato giornali “a comando”, schierato conduttori tv campioni del “cattivismo” nazionale, ma non sono riusciti ad “asfaltare” (come direbbero nel loro linguaggio da fascisti) il modello Riace. Neppure l’operazione di processare Mimmo gli è riuscita.

Quindici capi di imputazione, schiere di finanzieri messi ad intercettare tutto il paese, accuse gravissime, dalla concussione al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, condite dal “sospetto”, avallato da alcune imbarazzanti interviste degli inquirenti, che Lucano fosse un approfittatore sulla pelle di profughi e migranti, insomma, una montagna che non ha scalfito di un millimetro l’immagine di Mimmo. Il processo va avanti (e io lo sto seguendo) nell’indifferenza dei media, ma non sta andando bene per l’accusa. A giudicare dalle prime dieci udienze, manca la prova regina, non c’è la pistola fumante, emerge piuttosto un quadro di norme su immigrazione ed accoglienza che fa acqua da tutte le parti.

Ovviamente se chiedi a Mimmo cosa pensa del processo, ti risponde con un sorriso e una frase secca: “Voglio giustizia”. Sono stato a Riace e ho visto la vita riprendere. Ci sono un centinaio di profughi con le loro famiglie, i laboratori (della ceramica, del cioccolato, dei tessuti) funzionano e sono piccole occasioni di lavoro per la gente del paese e per i nuovi cittadini di Riace. C’è l’asilo parentale e il doposcuola, animato da maestre del posto tutte volontarie. E’ nato il frantoio di comunità, funziona a pieno regime con tutte le tecniche moderne. Anche qui, lavorano profughi e persone del posto. L’olio è ottimo. Tutto ciò, per dirlo a Salvini, ai suoi, e ai tanti democratici che non hanno difeso Mimmo e la sua esperienza, senza un centesimo da parte dello Stato. Tutto si regge sul volontariato e sui fondi raccolti dalla fondazione “E’ stato il vento”. Mi chiedevi cosa fa Mimmo. Nelle scorse settimane è stato a Berlino a parlare di Riace e dell’utopia della normalità, poi negli Stati Uniti ospite di una importante fondazione. Dovunque persone attente e commosse. Mimmo resiste, e noi insieme a lui. Resiste (resistiamo) contro la barbarie, contro chi ha usato lo Stato e i suoi apparati per tentare di distruggere un’esperienza di accoglienza rivoluzionaria. Perché la rivoluzione fa paura, ma la rivoluzione della normalità ancora di più.