Oggi, grazie a un illuminante articolo apparso su "la Città", abbiamo capito come il sindaco di Sarno, Giuseppe Canfora, pensa di evitare la sospensione dalla carica. Sfruttando una chiara lacuna della normativa potrebbe cavarsela. Infatti è stato condannato a due anni "solo" per tentata concussione. Ebbene, nel caso del "tentativo", nell'ambito di un'inchiesta nata prima della legge Severino, la "punizione" non potrebbe essere applicata se non con sentenza definitiva passata in giudicato. Insomma, all'epoca, se saremo ancora vivi, potremo vedere tra i candidati sindaci il nipote di Canfora.
Qualcuno direbbe "fatta la legge trovato l'inganno". Fin qui la sottile disputa giuridica. Poi c'è il fatto politico, che è cosa diversa. Si sono dimessi dall'incarico amministratori colpiti da provvedimenti molto meno gravi. A Nocera Inferiore, e facciamo solo un esempio, Nicola Maisto, indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla presunta compravendita di voti, ha lasciato il suo scranno in Consiglio comunale.
Noi non ce l'abbiamo con Canfora, ci mancherebbe. Avremmo fatto lo stesso ragionamento per qualsiasi uomo politico indipendentemente dal suo schieramento. Poi c'è una piccola questione che ci sembra sia stata ignorata, almeno fino a ora. I candidati del Pd devono firmare un codice etico che prevede scelte drastiche anche di fronte a decisioni dell'autorità giudiziaria molto meno gravi di quelle che hanno riguardato Canfora.
Noi capiamo il primo cittadino. Deve fare la campagna elettorale per De Luca alla Regione, ci mancherebbe. Nella vita, però, codice penale a parte, ci sono cose che si chiamano onestà morale e dignità che hanno un peso. Invitiamo Canfora a pensarci un attimo: una persona condannata a due anni per tentata concussione può continuare a fare il sindaco?