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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

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Pubblichiamo un post del giornalista de “il Fatto” Enrico Fierro dopo il rinvio a giudizio di Mimmo Luncano.

 

LUCANO, UN PROCESSO POLITICO
Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio, dovrà essere processato, nel frattempo resta la sua condizione di “confinato”. Non può avvicinarsi alla sua Riace. Mi dispiace spegnere i generosi entusiasmi dei tanti che, alla lettura delle motivazioni della Corte di Cassazione, hanno pensato che da quel momento Mimmo, “Mimì capatosta”, sarebbe finalmente tornato nel suo paese da uomo libero. No, Mimmo rimane un esule dei nostri tempi tristi. Per affermare la sua innocenza anche davanti alla Legge dovrà aspettare l’esito di un lungo processo, e poi dell’Appello, e poi ancora della Cassazione. Un calvario che durerà anni. 
Questa è l’amara verità. Perché quello a Domenico Lucano è un processo politico. Non nel senso che i giudici si sono piegati a un diktat politico. Non ho elementi per affermarlo e credo ancora nell’autonomia della magistratura. Ma ho tanti elementi per dire che le decisioni dei giudici si sono stranamente incrociate con i desiderata del potere politico di questi tempi. 
A confermare questo mio pensiero sono i giudizi letti nelle carte dell’inchiesta e i pronunciamenti del giudice per le indagini preliminari e della Cassazione. La gestione dei fondi per l’accoglienza a Riace era confusa, incasinata, ma nessuno ha rubato un cent. “Il diffuso malcostume emerso nel corso delle indagini non si è tradotto in alcune delle ipotesi delittuose delineate dagli inquirenti”. . Nella gestione dei fondi per l’accoglienza e della complessa rete di norme e leggi che regolano l’immigrazione, Lucano è “soggetto avvezzo a muoversi sul confine (invero sottile in tali materie) tra lecito e illecito”, ma non è un approfittatore. Lo scrive il Gip. 
Non sono provate le “opacità” contestate nella gestione dei rifiuti (affidata ad una coop sociale fatta da immigrati e italiani in difficoltà). Non ha favorito l’immigrazione clandestina attraverso “matrimoni di comodo”. Accusa che “poggia sulle incerte basi di un quadro di riferimento fattuale, non solo sfornito di significativi e precisi elementi di riscontro, ma, addirittura escluso da qualsiasi contestazione formalmente elevata in sede cautelare”. Lo scrive la Corte di Cassazione. Ciò nonostante, Lucano, e altre 25 persone che hanno collaborato con lui, va a processo. Da ottobre Mimmo è sospeso dalla sua attività di sindaco. Esule a Caulonia. Il modello Riace è stato demolito. In paese non ci sono più migranti e profughi ospitati. Il bellissimo centro storico è un deserto. Le case sono vuote e anche alcuni esercizi commerciali hanno chiuso. 
Colpirne uno per educarne cento, si diceva in anni bui. Colpire Riace per infliggere una ferita mortale ad ogni ipotesi di accoglienza fondata sull' integrazione. 
A Riace si voterà per eleggere un nuovo sindaco e un nuovo consiglio comunale. Senza Mimmo. Senza che l’uomo che aveva realizzato l’utopia di tanti di noi possa dire da libero cittadino la sua. La destra si muove. La Lega organizza banchetti col sogno di issare le bandiere verdi sul deserto di umanità che è diventato quel piccolo comune della Locride. Terra di montagne aspre e di un mare che è sempre lucente. Terra di uomini liberi e folli.