Le primarie del Pd che hanno incoronato Zingaretti sono state un segnale. Quasi due milioni di persone hanno votato, hanno partecipato. Se a questo si aggiungono i duecentomila a Milano in piazza contro il razzismo significa che una speranza c'è.
Certo, la Lega di Salvini a oltre il 35 per cento (se si vuole dare retta ai sondaggi) resta un dato preoccupante. Ma un'altra Italia è possibile. In questo ragionamento non va dimenticato, come dimostrato dalle regionali in Sardegna e Abruzzo, che ormai un elettore su due non va a votare. E' gente stanca, schifata da un andazzo che sembra ripetersi solo con attori diversi.
A queste persone, in primo luogo, deve guardare una sinistra moderna. Tornare sui territori è l'unica strada che paga. Non è semplice, ma il percorso è obbligato. Sul fronte delle alleanze a noi sembra evidente la necessità di ricostruire un dialogo con il M5S. Le battaglie potenzialmente comuni sono tante, come le divisioni. Ma accumunare il M5S a Salvini è un errore che va evitato.
Un demagogo che parla alla parte peggiore della pancia degli italiani non può che avere una vita politica breve. Quando saranno finite le palle su stranieri, sicurezza e legittima difesa non si capisce quali possano essere gli argomenti. Con il rischio che i leghisti una mattina potrebbero alzarsi e ricominciare a parlare con Berlusconi (ammesso che non lo stiano già facendo).
Una sinistra veramente coraggiosa deve avere la forza di ripartire da quel rovinoso streaming con Bersani, Crimi e Lombardi. Il tempo è passato e molte cose sono cambiate. Non prenderne atto sarebbe da criminali. Di fatto significherebbe consegnare il Paese alla destra più becera e reazionaria.