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Ultimo aggiornamento il 18/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Lo chiamano il mostro. O la mezzaluna, a seconda del gradimento. Lui, il semicerchio più famoso d’Italia, disegnato dall’architetto Ricardo Bofill, non se ne cura. Sta lì, a dispetto di inchieste, stop ai lavori, riprese, crolli e modifiche. Pronto al suo abbraccio, tra le due coste del Cilento e di Amalfi, splende di luce a lato del porto, dove c’è l’ostrica, la stazione marittima dal disegno irregolare, progettata da Zaha Hadid, disegnando il progetto di Piazza della Libertà e dell’area di Santa Teresa. Il panorama è cambiato, negli anni, con le inchieste che imputano all’ex sindaco e ora governatore Vincenzo De Luca una serie di illeciti penali, fino all’ultima richiesta risarcitoria di 200mila euro avanzata dal Ministero dei beni culturali. «L’opera non è di nessun interesse pubblico- ha scritto il Mibact- ma rappresenta uno degli affari immobiliari più imponenti della provincia»

 

Procure e Tribunali hanno lavorato anni e ancora seguono la curva che sembra aprire al mare la città di Salerno, come annunciava il suo Sindaco, guardando al futuro. Con una richiesta pena a oltre due anni per De Luca pronunciata dal pm. Eppure al netto dei problemi, molto seri, sui rapporti dell’amministrazione con la soprintendenza, tra procedure poco trasparenti e dubbi sulle valutazioni, col nodo dell’impatto ambientale, il futuro resta la chiave di questa storia. Per i salernitani questa opera-monstre è ritenuta contemporaneamente fuori da ogni grazia, dai suoi detrattori, ed è sostenuta come un ponte ideale per la città intera, proiettata in una nuova fisionomia, voluta con architetti di fama internazionale e studi d’immagine, turismo e fattibilità. Già da tempo il sito ufficiale del Crescent, costruito dal gruppo Rainone, richiama acquirenti per cinque piani di appartamenti e la galleria commerciale sul piano terra: l’area di Santa Teresa, come nuova, è una realtà che ha cambiato la morfologia all’area portuale e alla città vecchia, con nuove linee di viabilità e i vivibilità. La più grande piazza sul mare d’Italia, De Luca dixit, si estende per circa 27.000 metri quadri, con la riqualificazione a cancellare l’istituto superiore e i cantieri navali della zona che ospitava il vecchio Jolly hotel.

 

Il finale richiama ancora il futuro, che la nuova Salerno, quella del logo e delle luci d’artista, delle nuove strade e piazze e del semicerchio-in-progress, della stazione marittima e di Marina d’Arechi, sta già vivendo. Il senso, se reale, se esistente, sarà chiaro solo nel lungo periodo. Come un brutto castello rimasto in piedi dal medio evo, e ora simbolo dei territori. Come l’archeologia industriale, che ripensa vecchie strutture e fabbriche. Al di là dei mutamenti del concetto di bellezza, intravista dietro una enorme siepe che esclude il guardo, oppure viva, aperta, davanti al mare.

 

Una vecchia torre storta domina l’idea dell’Italia. Con una pendenza. La ferraglia nuda e intrecciata in modo strano parla di Parigi meglio di lei stessa. La polvere di questa estate, verso il porto commerciale, avvolge il cantiere e quello che accadrà. Vecchi parchi divertimenti mostrano le orbite delle giostre, la ruggine degli anni, tra erbacce e rifiuti, più o meno ovunque. Mezze strade non dicono nulla dall’alto dei tralicci. Forse il Crescent sarà ombra sui pesci morti, forse avrà luminescenze non immaginabili. Racconteranno di lui come di un’arena, di un simbolo di sogni infranti, oppure no.

 

I fantasmi sono vivi dentro il cemento della mezzaluna. Sui terrazzini, anni fa, comparivano di notte gli amanti.

Nei vani a vista dormivano i clochard.

Una gru enorme disegna una domanda, in questa specie di deserto, davanti al mare.  

ATG