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Ultimo aggiornamento il 28/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

«Tutto ricordare, tutto dimenticare». E’ il teatro secondo Antonio Neiwiller, uno dei fondatori di Teatri Uniti, regista e promotore della fortunata fusione con Mario Martone e Toni Servillo. Il primo, morto nel 93, ha lasciato un pensiero costruito di esperienze, lavorato nella dimensione totale dei laboratori. Martone, che firmò “Morte di un matematico napoletano”, dirigendo un cast irripetibile, con il ruolo principale affidato a Carlo Cecchi, è diventato uno dei maggiori registi contemporanei, mentre Servillo, feticcio cinematografico di Paolo Sorrentino, continua a segnare un profondo percorso teatrale, con l’ultimo “Elvira” a riprendere le lezioni del maestro francese Louis Jouvet. I tre si misero insieme, fondendo le rispettive esperienze dei gruppi “Falso movimento”, “Teatro dei mutamenti” e “Teatro studio” di Caserta, lavorando alla rappresentazione di un teatro necessario, politico e sperimentale, che punti a smuovere le sensibilità. 

 

La mostra allestita fino al due ottobre nella sala dorica di Palazzo Reale a Napoli dissemina di cose trent’anni di storia, dal 1987 ad oggi, in una galleria che mette insieme la voce e i racconti del presidente Angelo Curti, la viscerale bellezza di Licia Maglietta, Tony Laudadio, le visioni di Leo De Berardinis, le regie di Andrea Renzi e la forza di Anna Bonaiuto e tanti altri con le locandine dei lavori teatrali, i testi originali, le sceneggiature e i percorsi dedicati, con viaggi nei classici greci, nell’opera di Shakespeare ed Eduardo, passando per Kantor e Theo Angelopoulos, con le figure femminili della scrittrice Fabrizia Ramondino e della poetessa Alda Merini, il jazzista Steve Lacy, Pier Paolo Pasolini e la New wave. In una saletta allestita sul fondo del salone un proiettore rimanda le immagini e spezzoni di spettacoli. In una sequenza della premiazione al Festival di Venezia per “Morte di un matematico napoletano", Cecchi saluta come un personaggio d’altri tempi, prestato alla pellicola dal suo quotidiano percorso di palchi e sipari. Non c’è altro modo che lo stile, per raccontare la propria idea. Come fa l'acronimo Kcm, che letteralmente omaggia "Chi ci è muorto", gli amici e i riferimenti del gruppo scomparsi nel corso degli anni.    

 

Nulla è perduto, neanche i morti in queste storie nate tra il tufo e il fermento di Napoli, a fine anni ottanta, con gli scritti che diventano altro e raccontano la costruzione di una casa artistica.  Di un pensiero. Nelle bacheche sono esposte le sceneggiature firmate da Sorrentino di “Ferito a morte” , dal libro di Raffaele La Capria e “Il papa ha mal di testa”, trasformate dal tempo ma già nate allora nel film premio oscar de “La grande bellezza” e nella  serie “The young pope”. Il giovane autore napoletano esordì proprio con Teatri Uniti realizzando l’indimenticabile “Uomo in più” affidato al doppio personaggio di Tony Pisapia, cantante col volto e la voce di Toni Servillo e calciatore interpretato da Andrea Renzi. 

 

Il lungo viaggio, disegnato della mostra ribattezzata “Trent’anni uniti”, con le opere del pittore Lino Fiorito, le luci di Pasquale Mari e i suoni di Daghi Rondanini,  non è finito. Per chiuderne una piccola introduzione, torna ancora Neiwiller: «E’ tempo di mettersi in ascolto. E’ tempo di fare silenzio dentro sé».