info@saleincorpo.it
Testata registrata presso il tribunale di Nocera Inferiore n.86 del 13/02/2017.
Direttore responsabile Alfonso Tramontano Guerritore / Editore Carlo Meoli. Questo sito non riceve contributi da enti pubblici. Sostieni Saleincorpo, sito indipendente. Puoi farlo versando un contributo a piacere e su base annua sul c/c bancario IT96G0538776270000000001187 intestato a Carlo Meoli. Causale Sostengo Saleincorpo. Grazie.
Code & Graphic by iLab Solutions
Ultimo aggiornamento il 22/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Sei mesi per una persecuzione lunga anni. Chiusa con un’arma in faccia, dopo minacce, telefonate, parole pesanti, schiaffi, e infine la pistola puntata al volto. E’ la legge. Che prevede tempi più o meno lunghi e rimedi sovente non proporzionati al dolore e alle conseguenze. «Puttana, o stai con me o con nessuno. Altrimenti ti uccido». La condanna è una delle tante registrate con cadenza quasi quotidiana per reati di stalking, lesioni, e minacce nei confronti del partner. A Nocera, in questo caso, ma poteva essere ovunque. Alle accuse del caso specifico si aggiungono in molti casi altre “circostanze”: violenza sessuale, estorsione e mancato versamento degli alimenti, nei casi di divorzio o seperazione, ingiurie e abusi sui minori, con i figli indifesi davanti alle violenze familiari.  

Solitamente in queste storie il responsabile è l’uomo, con la moglie, o compagna nel ruolo di vittima, a volte insieme ai figli e ai genitori. Altre volte i ruoli si invertono,  ma l’esito è uguale, con la violenza che travolge chiunque, compresi gli amici della persona divenuta ossessione.

 

I casi non sono mai tanto eclatanti da meritare più di un articolo su un quotidiano locale. La differenza, in termini di risonanza, la fa la morte o i danni gravi a persone e cose. Le storie non hanno nome, perché per legge la protezione delle vittime impone l’anonimato anche per i persecutori. Nei mesi scorsi è finito a giudizio un uomo che violentava la moglie svegliandola mentre dormiva, tra minacce e intimidazioni. Un altro ha incendiato il bar della ex, condannato con qualche anno con rito alternativo e pena sospesa. Un ragazzo ha seminato il panico minacciando ex e mamma di lei: prima è stato denunciato, poi è tornato alla carica fino a farsi arrestare in flagranza. Uno straniero magrebino, dopo aver chiuso in casa la compagna, l’ha punita per gelosia rovesciandole addosso cera bollente, seviziandola fin quasi ad ucciderla. Tre anni fa un ragazzo versò benzina addosso alla ex per darle fuoco. Un palestrato che frequentava la chiesa conobbe una ragazza ad un corso di preghiera e cominciò a perseguitarla in nome di Dio. Un militare scriveva lettere strappalacrime, per poi giurare vendetta alla sua amata appostandosi ovunque. Un altro lasciava cubi di legno con parole d’amore e minacce a mò di film horror. Un ragazzina perseguitata da un innamorato maggiorenne, presa dall’impotenza, ingerì candeggina. Le minacce social, con le diffusioni di immagini di coppia, sono il non luogo degli amanti traditi e dei pazzi in cerca di vendetta. Il panorama comprende duelli di fidanzati lasciati, pronti alla disfida, tra ritorsioni all’arma bianca, dispetti e varie altre forme di manifestazione della sofferenza d’amore.

 

«Sei morta, è giusto che tu lo sappia». «Dammi il numero del porco devo uccidervi insieme». «Lo sai che mamma è una puttana? Devi ricordarlo sempre». «Ti appiccio, uccido i tuoi genitori». «Inutile che scappi, ti sparo in bocca». «Sono stato con tua moglie». «Ti butto nel fiume». «Ti sgozzo». «Ti rovino, non ti lascio neanche una lira». «I figli sono miei tu non sei nessuno, te li levo» «ti butto nella monnezza che sei una femmina da niente ». «Gli altri ti guardano perché sei una donnaccia». «Ora vai con chi vuoi come facevi prima ma se ti incontro ti uccido, questo lo devi sapere».

 

 

 

 

«Cettì m’sposi o’no? M’sposi o no?

BANG.

«O’vvuò capì che t’voglie’bbene?»

(Il malavitoso Alfredo Canale mentre gambizza la compagna che vuole lasciarlo. Da “Il camorrista”, di Giuseppe Tornatore)