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Ultimo aggiornamento il 27/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Il 15% degli ambulatori chiusi, la qualità dell’assistenza compromessa in almeno un reparto su due e i medici che per non abbandonare i pazienti fanno ore di straordinario, turni di notte e saltano i riposi settimanali. Negli ospedali italiani si sta vivendo l’ennesima estate di crisi, in particolare nei reparti di medicina interna. Lo stato (drammatico) dell’arte viene denunciato dall’indagine della Federazione medici internisti ospedalieri (Fadoi) in 206 Unità operative ospedaliere di medicina interna in tutte le regioni italiane. Ma i problemi sono noti e risalgono perfino a prima della pandemia: le carenze di organico tra giugno e settembre diventano insostenibili, visto che circa un terzo dei medici va in ferie. L’emergenza Covid ha probabilmente acuito le difficoltà, che hanno portato un anno fa gli stessi medici a decidere di scioperare, chiudendo gli ambulatori per due giorni. Tra le motivazioni della mobilitazione, anche il tema ferie: come raccontato da ilfattoquotidiano.it, già a fine 2021 il personale attivo in area medica aveva accumulato oltre 5 milioni di giornate di ferie arretrate e 10 milioni di straordinario, stando a un sondaggio realizzato da Anaao-Assomed.

Solo il 14% degli ambulatori lavora a pieno regime

L’emergenza si ripropone anche questa estate: con un terzo degli organici in ferie, cala del 52,7% l’attività degli ambulatori e la qualità dell’assistenza si riduce sensibilmente nel 56% dei reparti. Ad aggravare la situazione, anche l’attuale ondata di caldo. Secondo i dati raccolti dalla Federazione degli internisti, solo il 14% degli ambulatori ospedalieri garantisce, in questo periodo dell’anno, la stabilità nel numero e nei tempi delle attività, che sono invece rimodulate nei tempi ma invariate nel numero di prestazioni in un altro 18% di casi. In altre parole, il periodo delle ferie – che sono un diritto – rendono insostenibili i vuoti in pianta organica, che già normalmente mandano in sofferenza gli ospedali italiani.

Se gli ospedali non chiudono, è per il sacrificio dei medici

Per non portare al collasso gli ospedali, afferma Fadoi, quasi la metà dei medici aumenta i carichi di lavoro e salta i turni di riposo. “Pur riducendo le attività d’estate, se gli ospedali non chiudono per ferie lo si deve ai sacrifici sostenuti dai medici per coprire la carenza di personale già di per sé cronica“, evidenzia la Fadoi. Da giugno a settembre il 44,7% dei medici è obbligato a coprire i turni notturni con attività aggiuntive, mentre il 28% è chiamato a garantire anche i turni in pronto soccorso. “E questo – denuncia a sua volta il presidente della Fondazione Fadoi, Dario Manfellotto – va a tutto discapito dell’attività delle medicine interne, che già dotate di un minor numero di professionisti sanitari in rapporto alla complessità dei pazienti trattati, finiscono così per perdere ulteriori quote di personale, che anziché essere presente in reparto è dato ‘in prestito‘ ai pronto soccorso.

Nelle medicine interne un quinto dei ricoveri: quadro più critico

“Nelle medicine interne – sottolinea il presidente Fadoi, Francesco Dentali – le carenze di organico che si accentuano nel periodo di riposo estivo rendono più critico il quadro per via del fatto che i nostri reparti sono ancora erroneamente classificati come a ‘bassa intensità di cura‘, il che non riflette in alcun modo la complessità dei pazienti anziani e con pluri-morbilità che abitualmente trattiamo nelle nostre Unità operative, che da sole assorbono un quinto di tutti i ricoveri ospedalieri. E questa anacronistica classificazione delle medicine interne implica già di per sé una minor dotazione di tecnologie, medici e infermieri per posto letto, che diventa esplosiva nel periodo estivo, quando anche il nostro personale usufruisce del meritato riposo”.

I numeri della crisi: la carenza di organico in percentuale

Tra giugno e settembre, secondo l’indagine Fadoi, oltre il 91% dei medici usufruiscono dei 15 giorni di vacanze previsti nel periodo estivo, come garantito dal contratto nazionale di lavoro. Questo comporta una riduzione degli organici in reparto che varia tra il 21 e il 30% nel 48% dei casi, tra il 30 e il 50% nel 19,4% dei reparti, mentre la carenza è tra l’11 e il 20% in un altro 21,8% dei casi. In altre parole, un ambulatorio di medicina interna su due in estate lavora nonostante l’assenza di circa un quarto del personale. In alcuni casi, invece, i reparti si possono ritrovare anche con un numero di medici dimezzato. La conseguenza è ovvia: per chi resta il volume di lavoro aumenta nel 42,7% dei casi e ciò incide “abbastanza” sull’assistenza offerta ai cittadini nel 51% dei nosocomi, “molto” in un altro 15,5%, “poco” nel 21,2% dei reparti, “per nulla” soltanto nel 6,3% degli ospedali italiani.