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Ultimo aggiornamento il 20/05/2024

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Col metodo degli affidamenti diretti, il ras delle coop di Salerno Vittorio Zoccola dal 2007 al 2015 ha ottenuto per le sue varie cooperative ben 9 milioni di euro. Spremuti da appalti per lo più attinenti alla manutenzione dei parchi e del verde pubblico. In quegli stessi anni Zoccola avrebbe assunto persone con “precedenti di polizia” riferibili ai principali clan di camorra della città: Panella, Viviano, D’Agostino, Savastano.

Lo ha riferito il maggiore Fausto Iannaccone della Dia durante la tredicesima udienza del processo al ‘Sistema Salerno’ – appalti assegnati illegittimamente alle coop che assicuravano voti e sostegno ai politici vicini a Vincenzo De Luca – che vede alla sbarra Zoccola, a lungo amico di De Luca, e il consigliere regionale deluchiano Nino Savastano, già assessore comunale di Salerno ai Servizi sociali, per nove mesi agli arresti domiciliari e da poco reintegrato in consiglio regionale.

Iannacone sul punto delle segnalazioni ha detto questo: “Dal carcere D’Agostino chiedeva di rivolgersi a Zoccola per far assumere amici loro”.

Era tutto scritto in un’informativa del 2016. Tre anni prima dell’inchiesta della Procura di Salerno sfociata nel processo in corso. Informativa nata, secondo quanto riferito in aula, dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Adamo Pisapia che avrebbe fatto riferimento a Vittorio Zoccola, all’epoca presidente della 3SSS.

Il maggiore Iannacone ha spiegato il modus operandi: “Erano inizialmente affidamenti diretti a cui faceva seguito sempre una proroga, per evitare una nuova procedura di aggiudicazione. Altro espediente usato dall’ente era la divisione in piccoli lotti degli appalti, sicché si evitava di superare la soglia dei 200 mila, oltre la quale la legge allora vigente imponeva la gara. Non c’era – ha sottolineato Iannacone – evidenza pubblica e il privato non poteva partecipare e tutto restava agli affidi diretti e alle proroghe”.

Grazie a questo metodo, le coop hanno visto crescere il loro volume di affari fino a tramutarsi in vere e proprie “aziende”, passando dai dieci dipendenti del 2007 ai 40 del 2015.

Iannaccone ha poi fatto i nomi delle persone con “pregiudizi di polizia”, vicine ai Clan Panella Viviano, D’Agostino, Savastano (solo omonimo dell’ex assessore), assunte dalle diverse cooperative gestite da Zoccola o i suoi famigli. “Anche nelle partecipate del Comune ci sarebbero infiltrazioni ed assunzioni ad hoc, mentre secondo ‘collaboratori’ Zoccola era stato anello di congiunzione tra clan D’Agostino e criminalità potentina”.

Il pm Elena Cosentino ha chiesto di acquisire la sentenza di assoluzione e prescrizione per Savastano relativa a un vecchio processo per i suoi rapporti con il clan D’Agostino. Erano gli anni in cui uno dei più duri oppositore di De Luca all’interno dei Ds, Fausto Morrone, denunciò D’Agostino e altri suoi gregari erano stati assunti nelle partecipate del Comune e che gli era stato assegnato un alloggio pubblico senza averne alcun diritto.