Dopo l'Opa su Guala Closures e la quotazione a Wall Street di Ermenegildo Zegna, Investindustrial è a un passo da rilevare il controllo anche di La Doria, gruppo con sede centrale ad Angri e leader delle conserve e dei legumi, quotato a Piazza Affari e controllato dalla famiglia Ferraioli.
Nelle scorse settimane si sarebbe svolto un beauty contest per vendere il 63% della società, che ha chiuso il primo semestre con ricavi a 423,8 milioni di euro e profitti pari a 21 milioni di euro e il 2020 con un fatturato di 848,1 milioni e un margine operativo lordodi 83,1 milioni.
Dopo il primo giro di ricognizione compiuto dagli advisor PriceWaterhouseCoopers e Vitale & Co, Investindustrial avrebbe fatto la valutazione più interessante: un multiplo di oltre 15 volte gli utili che, tenendo conto dei debiti, riconosce alla società un valore d'impresa di superiore a 700 milioni (di cui 140 milioni di debiti). Se la famiglia Ferraioli dovesse valutare interessante la proposta di Invesitndustrial (che è assistita da Chiomenti nell'operazione), ci sarebbe un passaggio di controllo e quindi il lancio di un'Opa obbligatoria alle stesse condizioni. Difficile immaginare un premio generoso dopo il balzo delle quotazioni di borsa (+10% a 19,44 euro) nella seduta di venerdì.
Sarebbe l'ennesimo delisting sul listino milanese a cavallo della pandemia, dopo quelli di Ubi, Creval, Carraro, Panariagroup, la stessa Guala e in attesa di quello di Retelit, Cerved e Cattolica. La Doria si era quotata a Piazza Affari nel 1995 e adesso fa parte del segmento Star.