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Ultimo aggiornamento il 18/06/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/853

La Sea Watch 3

Sulla vicenda Sea Watch pubblichiamo un bellissimo commento di Massimo Fini apparso ieri (29-giungno-2019) sul "Fatto".

Lo scontro sulla Sea Watch fra Matteo Salvini, ministro dell’Interno, che rappresenta la legge italiana, e la “capitana” Carola Rackete, comandante della nave, riproduce l’antico dramma greco rappresentato da Sofocle in Antigone.

Il fratello di Antigone, Polinice, dichiarato “nemico della patria”, non può essere sepolto, per le leggi di Tebe, rappresentate dal re Creonte, e il suo cadavere lasciato ai vermi e ai corvi. Antigone, che ho visto interpretata magistralmente da Elisabetta Pozzi al Teatro Fraschini di Pavia, mossa da pietas seppellisce ugualmente il fratello in segreto. Scoperta da Creonte, che deve far rispettare la legge (dura lex, sed lex come dicevano i latini), sarà di fatto costretta al suicidio.

Non c’è dubbio quindi che Salvini, come Creonte, dal punto di vista della legge abbia ragione e Carola Rackete, come Antigone, torto. Ma nel confronto e nel raffronto umano fra la “capitana” e il “capitano”, come viene chiamato enfaticamente e arbitrariamente Salvini, è quest’ultimo a uscirne in pezzi.

Gran bella ragazza, Carola Rackete si laurea giovanissima in Scienze nautiche, prende un master all’Università inglese di Edge Hill, diventa secondo ufficiale su alcune navi che si occupano di temi ambientali per approdare nel 2016 al comando della Sea Watch. Sia detta di passata: oltre a quella materna, il tedesco, parla quattro lingue, inglese, francese, spagnolo e russo. Dubito molto che una ragazza (oggi ha 31 anni) con queste credenziali percorra i mari per fare “il trafficante di uomini”. Altro è il suo sentimento.

Matteo Salvini, che non può essere considerato un adone, anzi a vederlo fa un poco r...

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Il boss Morabito

Questo pezzo di Enrico Fierro è stato pubblicato sul "Fatto" di ieri (25/9/2019).

Insieme a tre complici ha scavato un tunnel, poi è saltato sul tetto del carcere prima di raggiungere la strada. E riprendersi, assieme alla libertà, il primato di primula rossa della ‘ndrangheta. È la rocambolesca fuga dal carcere di Montevideo di Rocco Morabito, boss di ‘ndrangheta e broker internazionale della cocaina. Uno smacco per le autorità italiane, che appena due anni fa festeggiavano il suo arresto in Uruguay. Morabito, appartenente alla importante famiglia di Africo, in Calabria, quando venne arrestato, era latitante da 23 anni: è fuggito proprio in prossimità della sua estradizione, decretata dalla Corte d’appello lo scorso 29 marzo, dopo quasi due anni dall’arresto (e dopo che il procuratore Nicola Gratteri si scagliò sul fatto che il rientro in Italia evidentemente “non interessass...

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Questo articolo è apparso su "Avvenire.it".

È il nono giorno della Sea Watch lasciata alla deriva al confine delle acque territoriali. Ma oggi è anche il giorno nel quale il vicepremier Matteo Salvini con una lettera al presidente del Consiglio ribadisce la presunta e tanto sbandierata linea dura sui porti chiusi, chiedendo che siano i Paesi Bassi - poiché la Sea Watch ha bandiera olandese - a farsi carico dello sbarco delle 43 persone ancora a bordo della nave della Ong. Ed è il giorno in cui il Tribunale di Catania dispone l'archiviazione per Salvini, Conte, Di Maio e Toninelli riguardo all'ipotesi di reato di sequestro di persona sulla nave Sea Watch, con riferimento ai fatti dal 24 al 30 gennaio.

È, infine, il giorno in cui a Lampedusa possono approdare 81 altre persone. Mentre le 43 a bordo della Sea Watch, no: loro restano in mare. Nonostante l'ennesimo richiamo dell'Alto commissariato per i rifugiati (Acnur) diretto al governo italiano. "L'Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone" e "nessuno dovrebbe tornare" nella Libia scossa dalla guerra, secondo la portavoce dell'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) Babar Baloch. "Questi disperati devono essere sbarcati, è un obbligo sancito dalle norme internazionali", ha aggiunto.

Da bordo della Sea Watch 3 intanto il medico ha fatto appello attraverso un video alla necessità di far scendere le persone perché molti di loro hanno "dolori qui non curabili a causa delle torture. Non vi parlo da medico - ha aggiunto Verena - vi parlo da essere umano. Aiutateci a trovare un porto sicuro. Per favore, aiutateci a far sbarcare queste persone dalla ns nave, ora". Il braccio di ferro è tutto politico e mentre l'attesa a bordo della Sea Watch 3 si protrae, altre imbarcazioni, non legate alle...

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Renzo Arbore

Pubblichiamo un pezzo di Enrico Fierro apparso sul "Fatto" di ieri (17/giugno/2019).

Caro Coen, oggi ti voglio parlare di un miracolo. Il miracolo di Renzo (ovviamente Arbore) e della canzone napoletana. In breve, succede che nella tv vomitante Mark Caltagirone, cuori infranti e casi umani disperati, arrivi lui, il Maestro, alla chetichella come sempre, su un canale di nicchia della Rai, il 5, e puntualmente sbanchi. 2,1% di share, ascolti superiori di quattro volte quelli medi della rete. Uno studio con i colori del mare, pubblico, un attore della intramontabile scuola eduardiana come Maurizio Casagrande, l’Orchestra italiana e una carrellata di canzoni napoletane. Titolo della trasmissione, “L’arte do sole”, una espressione antica che celebra l’arte dell’ozio, anche “creativo”, come direbbe il sociologo partenopeo Domenico De Masi. Canzoni, ritmi, suggestioni e melodie nate ...

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Enrico Fierro

Questo pezzo di Enrico Fierro è stato pubblicato su "il Fatto.it".

In questo Paese ormai è severamente vietato sognare una società nuova. Chi lo fa sbaglia e verrà prontamente bacchettato dai maestrini di turno sempre pronti ad insegnare come va e come deve andare il mondo. Quindi le donne e gli uomini, giovani e anziani, che martedì 11 giugno sono andati a Locri per stare vicini a Mimmo Lucano nel giorno della prima udienza del processo che lo vede coinvolto, sono dei poveri illusi. Rappresentanti di quella sinistra radical (con chic o senza) destinata per sempre a perdersi. Hanno bisogno di “feticci”, “santini” cui aggrapparsi, dicono con sprezzante sapienza i maestrini. E li bollano così, come dei poveri fessi, senza alcun rispetto per i loro pensieri, le emozioni, i sentimenti, le scelte di vita.

E senza alcun rispetto per l’uomo Mimmo Lucano, per la sua vicenda um...

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Enrico Berlinguer

Pubblichiamo l'intervento che Enrico Berlinguer tenne a Mosca in occasione delle celebrazioni per i sessant'anni della rivoluzione. Era il 3 novembre del 1977. Sono già evidenti i passaggi in cui l'allora segretario del Pci rivendicava l'autonomia da Mosca.

"Cari compagni, rivolgo a tutti voi il saluto fraterno del Pci. Con legittima fierezza - come ha detto il compagno Breznev - i comunisti e i popoli dell'Unione Sovietica festeggiano i 60 anni della vittoria della Rivoluzione socialista d'ottobre, anni di un cammino tormentato e difficile, ma ricco di conquiste nello sviluppo economico pianificato, nella giustizia sociale e nell'elevazione culturale; un cammino nel quale grandeggiano il vostro contributo determinante con il sacrificio di milioni e milioni di vite umane, alla vittoria sulla barbarie nazifascista e la vostra costante opera per difendere la pace mondiale. 

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