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Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/823

Pubblichiamo questo editoriale apparso oggi (11/maggio/2019) sul "Fatto".

C’è molta confusione sotto i cieli, internazionali e nazionali. Io credo che in questi anni stiano cambiando, e molto rapidamente, gli assetti politici ma anche valoriali usciti dalla Seconda guerra mondiale. Gli Stati Uniti non sono più il Paese egemone, la guida indiscussa di quello che noi chiamiamo il “mondo civile”. Non c’è bisogno di vedere il formidabile film di Denys Arcand (il regista delle Invasioni barbariche) La caduta dell’impero americano per capire che, avvitandosi solo sul denaro, il proprio e l’altrui, è un Paese in piena decadenza morale che ha perso anche (Trump non ne è la causa ma l’inevitabile sbocco) quello spirito di unità nazionale che ne aveva costituito sempre la forza.

Ma gli anni attuali segnano anche il fallimento delle democrazie occidentali. La Democrazia infatti è un metodo, un sistema di regole, di forme e di procedure, non è un valore in sé e non propone valori. È un contenitore, un sacco vuoto che andrebbe riempito. Ma il pensiero e la pratica liberista e laica, che sono il substrato su cui la democrazia è nata, mentre facevano tabula rasa dei valori precedenti (complici anche “la morte di Dio” e delle ideologie, sia pure contrapposte) non sono state in grado di riempire questo vuoto se non con contenuti quantitativi e mercantili. Le monarchie assolute, le teocrazie, il potere carismatico e persino le dittature propongono invece valori forti, buoni o cattivi che siano, in genere condivisi dalla popolazione o da una buona parte di essa. Non è necessario che i governanti credano sul serio a quei valori – in genere non ci credono affatto – importante è che ci credano i governati.

La globalizzazione, portando con sé un’omologazione pressoc...

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Il corpo di Armando Faucitano (Foto di Luigi Pepe)

A Scafati si tornerà a votare dopo il commissariamento del Comune per infiltrazioni della criminalità organizzata. L'ex sindaco Pasquale Aliberti è finito in carcere mentre la moglie, la consigliera regionale Monica Paolino, è indagata. Entrambi sono accusati di avere avuto il sostegno elettorale dei clan camorristici. Saranno i giudici a stabilire la verità dopo un utilizzo scandaloso della carcerazione preventiva.

La città è allo stremo. Il Comune è in condizioni finanziarie disastrose. Occorre un'opera di ricostruzione prima di tutto morale, oltre che economica. Un fardello pesantissimo. Sono nove i candidati a sindaco e dovranno fare pulizia.

In primo luogo bisognerà intervenire su quei funzionari del municipio che troppo spesso hanno assecondato i politici in cambio di promozioni e prebende. Una malapianta dura da estirpare. Stesso discorso per le società del Comu...

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Pubblichiamo questo pezzo di Enrico Fierro sull'episodio di Manduria pubblicato oggi (6/5/2019) su "il Fatto".

Sono nato e cresciuto in una provincia fatta di paesi minuscoli dove “i matti” (definizione mai offensiva che si usava per indicare il tipo un po’ diverso dagli altri), erano parte della comunità. Nel dialetto “il matto” era “’o paccio”, un soggetto un po’ strambo. Oggetto di piccoli scherzi, di risate in piazza o davanti a un bar, ma mai violenti o crudeli. Il “matto” non si perdeva una festa e un bicchiere di vino, lo invitavano alle mangiate, se aveva bisogno lo aiutavano. Era parte del “villaggio” e andava protetto. Non dimenticherò mai un “matto” particolare nei giorni del terremoto del 1980 a Lioni. Il paese era raso al suolo, la gente passava giorni e notti al freddo, arrivarono le prime tende per ripararsi e lui, “’o paccio”, ne chiese subito una. Non per sé, ma per il suo cavallo. Un malandato ronzino che amava cavalcare senza sella facendo lo slalom tra le macerie. Vengo da una provincia così, perché così era il Sud, così si viveva nei suoi paesi. Ma oggi, dopo gli orrori di Manduria, dove otto disgraziati (sei di loro minorenni) hanno reso la vita impossibile al povero Antonio Stano, tormentandolo, minacciandolo, derubandolo delle sue poche e povere cose, intimidendolo, il tutto fino a portarlo alla morte, vedo un Sud diverso. Diventato da anni un’enorme periferia. Periferia identica nell’abbandono e negli orrori, a quelle metropolitane, dove non c’è più posto per “i matti”. Antonio aveva urlato la sua disperazione, denunciato, ma nessuno lo aveva ascoltato e protetto. Come Frank Dummer, la sua lingua “non poteva esprimere ciò che” gli “si agitava dentro, e il villaggio” lo “prese per matto”. Una “cosa” da prendere a calci, da terrorizzare...

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Pubblichiamo un pezzo di Marco Lillo apparso oggi (3-maggio-2019) sul Fatto.

Roberta Petrelluzzi ha scritto venerdì scorso su Facebook una lettera pubblica a Martina Ciontoli, condannata in appello con il padre, la mamma e il fratello per l’omicidio colposo del fidanzato Marco Vannini, avvenuto a casa Ciontoli nel 2015. Alla vigilia della puntata di Un giorno in pretura, dedicata al caso, la conduttrice ha scritto: “Cara Martina Ciontoli, ti vogliamo far sapere che siamo assolutamente in disaccordo con questo accanimento mediatico che, non si capisce perché, vorrebbe la vostra morte civile. È un segno dei miseri tempi che stiamo vivendo, dove l’odio e il rancore prendono il sopravvento su qualsiasi altro sentimento. Ci auguriamo che il nostro lavoro riesca a riportare la tragedia vissuta (perché tragedia è) alle sue reali dimensioni”.

 

 

 

Molti hanno critic...

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Pubblichiamo un articolo di Enrico Fierro su Casal di Principe uscito oggi (15/4/2019) su "il Fatto".

Il Teatro si chiama della Legalità. È affollatissimo. Ragazzi delle scuole, donne e uomini, giovani e anziani, tantissimi venuti da fuori. Sul palco i dodici scrittori finalisti del Premio Strega. E Renato Franco Natale, medico di 69 anni, sindaco di Casal Di Principe. “Mi tremano le gambe – ammette con l’emozione e il candore di un quindicenne – questa per Casale è una medaglia, un altro passo verso la rivoluzione della normalità. E pensare che da ragazzo andavo ad Aversa, la città a pochi chilometri, a comprare i libri della Garzanti con la fascetta Premio Strega. Oggi gli scrittori sono qui, nel mio paese”.

Il paese di Gomorra, di boss sanguinari dai soprannomi terribili. Il paese dei “casalesi”, la camorra che si fece mafia. Droga, estorsioni, rifiuti e veleni impo...

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Franco Roberti

Franco Roberti, 71 anni, ex magistrato, assessore regionale alla Sicurezza, sarà il capolista del Pd alle elezioni europee per la circoscrizione Sud. L'uomo non è in discussione: ha ricoperto incarichi di primo piano fino ad arrivare a capo della direziona nazionale antimafia.

Roberti, però, ha svolto quasi tutta la sua carriera in Campania. In questi casi sorge sempre un dubbio: è giusto che scenda direttamente in politica un uomo che ha seguito indagini importanti tra cui molte sulle pubbliche amministrazioni? Si tratta di una pessima abitudine italiana.

Nel caso di Antonio Di Pietro un ex magistrato ha retto addirittura un ministero. Riteniamo, e questo indipendentemente dal valore dell'uomo e dal partito, che chi ha indossato la toga non dovrebbe fare politica, soprattutto quando, ed è il caso di Roberti ma non solo, le funzioni professionali sono state esercitate ...

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