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Ultimo aggiornamento il 27/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/827

Renzi e De Luca

La nascita del partito di Renzi, per quanto ampiamente annunciata, rischia di scompaginare gli equilibri politici di una maggioranza già precaria. Inoltre in molti stanno per saltare sul suo carro. Ecco una guida ragionata per capire quello che potrebbe succedere frutto dell'articolo di Enrico Fierro pubblicato sul "Fatto" di oggi. E le prossime elezioni regionali in Campania sono un importante banco di prova. A seguire il testo.

“Quante divisioni ha il Papa?”. È la domanda che Iosif Stalin pose ai suoi generali a Yalta. La stessa che risuona in modo allarmato al Nazareno (“quante divisioni ha Matteo Renzi?”), e che per ora non trova risposte. Vedrete alla Leopolda 10, 18-20 ottobre, è il refrain dei renziani. Nella tre giorni che sanciranno la nascita di “Italia Viva”, gli indecisi ufficializzeranno il loro passaggio, i dubbiosi (tra un intervento dal palco e un apericena con promesse di future candidature), scioglieranno riserve, i convinti rafforzeranno le loro ragioni. Nel frattempo abbiamo cercato di capire cosa succede nei mitici “territori”, iniziando dalla culla del “renzismo”, la Toscana. Terra d’arte, di paesaggi stupendi, ma in perenne e “machiavellica” attesa del “nuovo principe”. Qui Matteo Renzi può contare su una lunga schiera di amici, tutti ben collocati nel sistema di potere regionale e nel Pd. Molti ancora “in sonno”. Raccontano che anche Dario Nardella, sindaco di Firenze e più renziano di Matteo, sia in attesa. O forse no. “Dario – dicono i bene informati – può decidere di non seguire l’avventura di Italia Viva e di giocarsi una partita tutta interna al Pd. E non da comprimario, ma da leader”. Riconfermato sindaco al primo turno alle scorse elezioni comunali col 57% (con la Lega relegata al 14,4% dentro un centrodestra sconfitto al 28, e ...

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A sinistra Alfonso Pirozzi

Pubblichiamo un intervento di Alfonso Pirozzi, redattore dell'Ansa e consigliere nazionale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana).

"La crisi dell’editoria, la tutela dei posti di lavoro e la necessità di garantire una prospettiva ai tanti colleghi precari: sono stati questi i temi affrontati nel corso di un’assemblea tenuta martedì scorso a Palazzo Alabardieri a Napoli. Antonio Coviello, economista Cnr di Napoli e docente all’Università 'Suor Orsola Benincasa', ha fornito i dati di una crisi – quella che riguarda il mondo dell’editoria – che purtroppo è sempre più grave. E i dati sono ancora più preoccupanti nelle regioni del Sud".

"Chi esce dal mondo del lavoro – ed i numeri degli iscritti all’istituto previdenziale di categoria dimostrano che stiamo dinanzi a una vera e propria emorragia – difficilmente riesce a trovare, nel giro di qualche anno, un...

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Spazzatura al Vescovado (foto di repertorio)

Se andate su Facebook troverete gruppi che si battono per la difesa della vera "nocerinità". Si tratta, in gran parte, di sfogatoi a rete aperta. Della serie, insomma, qui non funziona niente. La colpa? Naturalmente dei politici. Si tratta, molto spesso, di un comodo scaricabarile che nasconde i nostri limiti, le nostre mediocrità.

Se Nocera è una città sporca gran parte delle colpe sono dei cittadini. Amministrazione e netturbini non c'entrano nulla. Qualche esempio? Strade che diventano percorsi a ostacoli perché invase dalla merda dei cani. Cartacce e mozziconi di sigarette buttati a terra senza vergogna. E per tanta gente la differenziata resta un optional.

Non accade solo nelle zone periferiche, popolari. Sarebbe una comoda giustificazione. No, in pieno centro ci sono commesse di negozi anche accorsati che spazzano spostando semplicemente i rifiuti dalla saracinesca all'orlo del marciapiede. Come se la monnezza non fosse un problema di tutti. Naturalmente non accade solo nella spocchiosa capitale dell'Agro. Questo, però, non giustifica lo schifo al quale si assiste tutti i giorni.

Qualcuno potrebbe dire che, con un sistema di controlli adeguato, si punirebbero i trasgressori. Cazzate. A meno che non sei colto sul fatto, e capiterà una volta su cento, i sistemi di videosorveglianza sono carenti. E gli incivili crescono. In fondo, pensano, "basta che la monnezza stia lontana da casa mia". E noi possiamo solo sperare che un mare di fango li sommerga al più presto.

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Greta Thunberg

Sulle questioni ambientali e le battaglie di Greta Thunberg pubblichiamo un pezzo provocatorio apparso sul "Fatto" e scritto da Massimo Fini. A seguire il testo.

"Solo in un’epoca ipocrita, superficiale, ipnotizzata dai media, attenta al clamore e ignara della sostanza, si poteva creare un fenomeno come quello di Greta Thunberg diventata nel giro di un solo anno una superstar, invitata all’Onu e corteggiata dai grandi della Terra e anche da importanti e globalizzanti imprese del mondo. Il problema non è Greta i cui obiettivi sono sacrosanti anche se incompleti (salvare la Terra e gli uomini che la abitano dall’inquinamento)".

"Il fatto è che Greta e le anime belle che la seguono, credo in buona fede (le grandi imprese sono invece in totale malafede perché sanno benissimo che dal vibrante discorso della ragazza non sortirà nulla) sembrano non rendersi conto che per salv...

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Una battaglia per chiudere un museo dedicato a Lombroso. La singolare vicenda è al centro di un articolo di Enrico Fierro pubblicato sul "Fatto" alcuni giorni fa. Parla di presunti scienziati, cialtroni e pregiudizi verso il Sud. A seguire il testo.

"La “guerra del teschio” continua. C’è stata una sentenza di primo grado, una di appello e poi la Cassazione. Ma non basta, ora ad occuparsi di quel che resta del cranio di Giuseppe Villella saranno le Corti di giustizia europee, e, se non dovesse bastare, anche gli organismi dell’Onu per i diritti umani. L’ingegner Domenico Iannatuoni, pugliese del 1953 trapiantato al Nord, non si ferma, col suo Comitato “No Lombroso” continuerà a dare battaglia".

"Povero “Peppuzzo”, pecoraio disgraziato e affamato nato nel 1802 a Motta Santa Lucia, 826 abitanti oggi, 1715 a metà Ottocento, un pugno di case stretto tra le montagne della pr...

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Giancarlo Siani

Nel settembre del 1985 la camorra ammazzava a Napoli Giancarlo Siani. Giornalista precario, con pochissime tutele (e, rispetto ad allora, la situazione non è cambiata) lavorava al "Mattino". Decise di raccontare quello che sapeva, che aveva visto, che aveva documentato, soprattutto in quella terribile realtà criminale che era (ma lo è ancora oggi) Torre Annunziata. Oggi, sul "Fatto", è un comparso un pezzo di Enrico Fierro che ricorda un ragazzo che aveva un sogno: un contratto vero. A seguire l'articolo.

"Il 19 settembre Giancarlo Siani avrebbe compiuto sessant’anni. I lettori di questa rubrica sanno chi è, il giornalista napoletano ucciso il 23 settembre 1985 dalla camorra che voleva farsi Cosa Nostra. Giancarlo, giornalista precario de Il Mattino, appassionato del suo lavoro fino a non considerare i rischi che correva, ad un certo punto decise di raccontare la camorra. Infr...

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