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Ultimo aggiornamento il 24/04/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/826

Urbano Cairo

Domanda da un milione di dollari: perché i grandi editori italiani mentre annunciano utili da record ricorrono ad ammortizzatori sociali? Sta accadendo al Corsera come a Repubblica. Sul Fatto Fabio Pavesi ha spiegato perfettamente questo grande imbroglio. Capitalisti di rapina che si combattono solo con l'azionariato diffuso. Ed è quello che, nel suo piccolo, noi di Saleincorpo cerchiamo di fare. Fortunatamente non siamo soli.

 

 

Non ha perso tempo Urbano Cairo, il patron di Rcs. Appena approvata lo scorso dicembre, con la legge di Bilancio 2020, la nuova tornata di prepensionamenti dei giornalisti e dei poligrafici, finanziati dallo Stato, Cairo si è mosso con grande celerità. E ha chiesto il primo stato di crisi della sua gestione prenotando di fatto i prepensionamenti per i giornalisti del gruppo. Prevenire è meglio che curare potrebbe essere lo slogan con cui si muove il primo editore puro italiano. Ma qui pare che si precorrano di gran lunga i tempi.

Già, perché nei fatti, Rcs è tutt’altro che in crisi. Dopo gli anni scriteriati della gestione del “salotto buono” che ha visto produrre ben 1,3 miliardi di perdite dal 2011 al 2015, la cura Cairo ha di fatto riassettato Rcs. La sua formidabile fama di tagliatore di costi ha fatto il miracolo: il primo utile già nel 2016 (Cairo conquistò Rcs nell’estate di quell’anno) poi un crescendo rossiniano: 71 milioni di profitti netti nel 2017 primo anno intero del nuovo corso; e 85 milioni l’anno successivo. Un caso di turnaround di successo nel mondo editoriale. L’imprenditore alessandrino ha provveduto a una pesante revisione dei costi e i margini industriali lordi, che stazionavano tra il 2 e il 5% negli anni della crisi, a fine 2018 sono balzati al 16%. Anche Cairo, però, se si rivela gen...

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Il sindaco Canfora

Dopo la condanna del sindaco Giuseppe Canfora a due anni per tentata concussione, arriva un'altra brutta tegola sull'amministrazione sarnese. Il vicesindaco Roberto Robustelli e l'assessore Enzo Salerno sono stati intercettati mentre parlavano con il "re" dei concorsi truccati a Palma Campania, Alessandro Montuori.

I due politici sarnesi non sono indagati, ma la procura di Nocera ha chiesto di acquisire una serie di atti al municipio perché la società di Montuori, la Cooperativa Agenzia Selezioni e Concorsi, la stessa coinvolta nello scandalo del Comune di Sant’Anastasia, per il Comune di Sarno e su espresso mandato, ha curato le pratiche di alcune selezioni riguardanti il personale. E in molti casi si trattava di affidamenti diretti.

Saleincorpo ritiene che Canfora, anche se ha potuto aggirare la legge Severino, dovrebbe dimettersi. Nel caso di Robustelli e Salerno la...

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Ve lo ricordate tutti, sicuramente, il mitico Peppiniello di Miseria e nobiltà di Scarpetta. Ci è venuto in mente in questi giorni quando Piero De Luca, figlio del governatore della Regione, Vincenzo, bypassando il partito, ha deciso di ricandidare il padre dicendosi certo della sua vittoria alle prossime elezioni regionali. Il buon Piero ci ha fatto tenerezza, veramente.

Dopo essere stato eletto alla Camera grazie ai voti figli degli accordi "sconci" del padre nel Casertano, ora pensa di ricambiare la cortesia. E guai a contraddirlo. Peppiniello, pardon Piero, potrebbe essere vendicativo vietandovi per tutta la vita l'ingresso nella repubblica autonoma di Salerno. Insomma, una nuova guerra di Piero.

Peccato che il Nostro, insieme alla sua corte fatta di guitti e servi sciocchi, non abbia capito una cosa: senza un'intesa con il M5S la vittoria è difficile, per non dire impossibile. E il movimento, non a torto, potrebbe accettare un ragionamento di alleanze solo se il candidato non è De Luca. Si parla, con insistenza, del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa che, però, ha quello che, dalle nostre parti, è un difetto: è una persona seria e per bene.

Allora diamo, sommessamente, un consiglio a Pierino la peste. Raccomandi al papà di fare un passo indietro. Nella vita è stato tutto: senatore, governatore della Regione e consigliere, sindaco, dirigente di partito, quando il partito si chiamava ancora Pci. Noi non pensiamo che seguirà il nostro invito, ma, come si dice, la speranza è l'ultima a morire.

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Santelli e Berlusconi

Lo potremmo chiamare il partito degli "invisibili". Sono quelli che, da anni ormai, decidono di non votare. Sono, quasi ovunque, il primo "partito". In Campania, dove in primavera si voterà per il nuovo presidente della Regione, saranno loro, gli "indecisi", ad avere un ruolo fondamentale nella vittoria dell'uno e dell'altro candidato. Per questo pubblichiamo un'intervista, uscita oggi dal Fatto, di Enrico Fierro a Vito Teti, antropologo di fama mondiale, che spiega perché, secondo lui, la gente ai seggi non ci va più. Il pezzo riguarda le elezioni regionali in Calabria che hanno visto trionfare Jole Santelli, forzista. Il sessanta per cento degli aventi diritto al voto lo ha disertato. Non è detto che le sue idee non possano essere applicate anche alla Campania.

 

 

Ancora una volta il voto ci offre l’immagine di una Calabria che si tuffa nel passato. La maggi...

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Da sinistra Gambino e Sessa

L'ultimo atto della farsa in salsa paganese è stato il mancato numero legale che ha impedito lo svolgimento dell'assise prevista per stasera (29 gennaio). Ci riproveranno domani, meglio così. Forse abbiamo evitato di assistere al solito teatrino dell'assurdo. La politica (?) nella città di Sant'Alfonso è diventata un palcoscenico simile a quei tristi avanspettacoli dove personaggi tutto sommato mediocri pensano di poter denunciare, spiegare, chiarire. Tutto iniziò con la vittoria alle elezioni di Alberico Gambino. Il nostro si candida pur sapendo che rischia di decadere. Cosa che, qualche mese dopo, puntualmente accade. Lo sostituirà, fino al voto in primavera, la sua vice, Anna Rosa Sessa.

A Pagani i politici parlano sempre, anche troppo. Parlano, oddio, parola grossa. Assistiamo a ficcanti interviste su vari siti, a logorroiche dirette facebook, a comunicati la cui lunghezza...

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Uno scorcio di Forcella

Ha fatto scalpore la notizia di un sedicente operatore turistico che a Napoli si è inventato il tour della camorra. Pubblichiamo l'analisi di Enrico Fierro apparsa oggi sul Fatto.

 

 

A Napoli, così dicono, esiste ancora l’arte di arrangiarsi. E allora, caro Coen, ti racconto la storia di un tizio (non voglio fare nomi per evitare di fargli pubblicità), che si inventa tour operator e guida turistica per vendere al miglior offerente il cancro della città: la camorra. Organizza un “mafia tour” per turisti un po’ fessi in cerca di facili emozioni. Una ventina d’euro per farsi portare nei luoghi dove, sempre secondo il fantasioso tour operator, la camorra detta legge.

A Forcella, alla Sanità, su per i Quartieri Spagnoli, e perché no, una gita a Scampia. Per rendere più credibile e appetibile la sua offerta, il “nostro” si è proposto sulla rete come uno vici...

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