Editoriali/822
Questa analisi di Enrico Fierro è apparsa sul Fatto.
Le mafie sono pronte a cavalcare il disagio sociale provocato dalla pandemia. È l’allarme che circola in questi giorni, rilanciato da editorialisti e trasmissioni televisive. Il rischio c’è, è reale, ma viene amplificato in modo irresponsabile. Cui prodest? Giova a quei settori del sistema di potere che vogliono mano libera nel “dopo”, come sempre è stato nelle fasi ricostruttive seguite a grandi tragedie nazionali. Ed è tutta acqua che fa girare vorticosamente le pale del mulino della destra, compresi leghisti, sovranisti e adoratori di Orban. Che per il momento hanno affidato il lavoro sporco ad altri. Gruppi che si muovono agilmente sul web e sui social, che amplificano notizie su fatti “parziali” fino a farli diventare virali, e oggetto di analisi da parte di pigri editorialisti e commentatori tv, spade da brandire nello scontro politico da parte dei vari Salvini e Meloni. Siamo oltre l’uso delle fake news. Siamo all’information disorder, l’inquinamento delle informazioni, analizzato dagli studiosi Claire Warder e Hossein Derakshan. La strategia è quella di trasformare la protesta sociale, possibile in un Paese squassato dalle conseguenze del virus, in emergenza criminale.
È già questa la realtà del Paese piegato dalla quarantena? La risposta è un secco no, pronunciabile ad una sola condizione: saper distinguere e saper spiegare bene la realtà vera, non quella pompata dai media, e farlo ad alta voce. Gli audio che circolano sul web su presunti mafiosi che a Palermo organizzano l’assalto ai moderni forni (i supermarket), non nascondono piani eversivi di Cosa Nostra. “Sono sciacalli”, ha detto Leoluca Orlando. Al servizio di chi e di quali progetti è facile capirlo. Un “guappo ...
Continua a leggereIn una giornata così particolare abbiamo deciso di ripubblicare un pezzo del direttore di Saleincorpo, Alfonso T. Guerritore, su Franco Tiano.
Una notte che c’era la festa della Madonna qualcuno mi raccontò di aver visto Franco Tiano. Era un forestiero, vestito di stracci, con l’aspetto di un povero o uno zingaro. Uno dei tanti che passano a trovare la Madonna e a vedere la festa a Pagani. Era in un cerchio di persone appena conosciute, teneva stretta in bocca una sigaretta e sorseggiava vino dal bicchiere di plastica. «E’ molto speciale Franco», mi disse. «Si è presentato, mi ha abbracciato. Mi ha portato a casa sua, ci stava gente da ogni parte. Abbiamo percorso un vicolo buio e siamo arrivati in una stanza vuota. Mi ha fatto sedere e mi ha raccomandato di tornare a trovarlo. E di mandargli dei regali, piccoli, ma sotto forma di pensieri. Che il ricordo e le preghi...
Continua a leggereQuesto pezzo è stato scritto da un uomo politico di Sarno.
L'esercito in strada mi fa impressione. Siamo così imbecilli da far tornare l'esercito in strada. Quando si pensa all'esercito in strada, si pensa a passate epoche in cui si evocavano notti della democrazia.
Se serve a convincere a restare a casa va bene per lo stretto indispensabile. E con poteri, se ce li ha, strettamente indispensabili. Ho profondo rispetto per le divise che sono lo Stato e lo Stato siamo noi. Però, ricordiamoci che vige la Costituzione e non ci sono stati colpi di Stato. L'esercito, a differenza delle forze dell'ordine, ha, per me, un altro significato.
L'ultimo che ci provò fu De Lorenzo. O, forse dopo, quelli di Gladio. Non vorrei che ci si lasciasse prendere la mano. Ogni tanto gli italiani sentono la necessità dell'uomo forte, come senso di protezione. Ho sempre paura di chi applaude a questo.
In passato, nelle emergenze, l'esercito si è sempre contraddistinto per il supporto logistico. Vedi Belice, Irpinia, la "nostra" frana. Insomma, a me, vedere l'esercito mi dà un colpo al cuore. È un colpo alla Costituzione, norma fondamentale del nostro Stato, nata dal sangue e dalla libertà.
Per non restare responsabilmente a casa, consentite evocazioni di tempi da dimenticare. La colpa è vostra. L'esercito in strada è una mortificazione a noi stessi e alla nostra storia. Vedo anche loro un po' imbarazzati. Il ricorso a questo è l'ultima spiaggia.
Bisogna riflettere su due fronti. Da parte di chi dispone e da parte di chi è controllato. Il coronavirus non ha sospeso la democrazia, né lo Stato di diritto. E l'imbecillità di chi ha il senso di responsabilità sotto i piedi non può spingere a forzare la democrazia.
È vero. ...
Continua a leggereQuesto intervento della virologa Maria Rita Gismondo è apparso sul Fatto.
In Italia si moltiplicano i tavoli Covid-19, ma non le certezze, sicuramente i dubbi. Davanti a una politica che ha giustificato il potere centrale con la governance di un’emergenza e che poi ha dovuto cedere all’anarchia del sistema regionale, davanti alla costernazione dei cittadini che attendono giornalmente i numeri da cui ormai dipende la propria vita sociale e privata, ai provvedimenti presi e poi ridimensionati, nazionali e non regionali o viceversa, il tutto con la colonna sonora di spot strappalacrime che, ripetendoci “Vinceremo”, ancor più ci fanno sprofondare nell’angoscia, mentre le immagini di file di bare restano indelebili nella nostra mente, è difficile mantenere un’attenta razionalità ed equilibrio mentale. Tutto è sdrucciolevole. In questa situazione non vorremmo assistere a s...
Continua a leggereQuanto costa una vita umana? Ci sono persone sacrificabili? Ecco l'analisi di Stefano Feltri pubblicata oggi dal Fatto.
“Alcuni economisti attribuiscono un valore economico alla vita umana per valutare le politiche pubbliche sulla base di analisi costi-benefici. Questo è uno dei maggiori danni che la ‘scienza’ economica ha fatto alla nostra società”, ha scritto su Twitter Andrea Roventini, economista del Sant’Anna di Pisa, stimato dai Cinque Stelle e oggi membro della task force del governo che si occupa di dati e lotta al Coronavirus. Le parole di Roventini, come l’ultima copertina dell’Economist (“Un calcolo sinistro”) alludono a un dibattito in corso da settimane: la crisi del Covid-19 implica una scelta tra salvare le vite e salvare l’economia? In realtà proprio la capacità degli economisti di dare un prezzo (o meglio: un valore monetario) alla vita uma...
Continua a leggereIn una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo è giusto vietare e sanzionare chi non rispetta le regole. Non si può, però, solo reprimere. Rischia di passare un messaggio pessimo: i risultati si ottengono solo ricorrendo alla forza. In questo modo anche il cittadino perbene penserà di essere sottovalutato, disprezzato.
Bisogna seguire anche la strada del buonsenso, che è poi quello che ha fatto il governatore del Veneto, Luca Zaia. Di fronte a un miglioramento oggettivo della situazione ha deciso di alleggerire le misure dicendo una cosa, a nostro avviso, importante: "E' un atto di fiducia, ma usiamo il buonsenso, non ne siamo fuori". La parola magica è "fiducia". Ridare, al di là delle singole decisioni che possono essere più o meno discutibili, una speranza. Chi governa deve fidarsi dei governati, senza dimenticare mai, ovviamente, che ci sono quelli che capisco...
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