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Ultimo aggiornamento il 18/06/2024

Saleincorpo

Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/853

Lorenzo Osmari

Due anni in cella per violenza sessuale. Ma era innocente. È la storia di Lorenzo Osmari, orafo di 58 anni di Colleferro, è ambientata in Irlanda. Lì si era trasferito con la compagna e i quattro figli per lavorare e imparare l’inglese. E lì, come racconta la sentenza che lo ha scagionato, ha affrontato il passaggio più drammatico della sua vita: dopo 25 mesi in carcere, la corte penale di Limerik lo ha ritenuto “non colpevole”.Il 58enne era stato accusato dal figlio di una coppia amica della famiglia: “Mi ha massaggiato nelle parti intime”.Le prove, seppur poco convincenti, hanno portato al rinvio a giudizio e poi alla condanna. Ora la sentenza di assoluzione e il racconto di quanto subito in questi mesi.

“L’accusa nei miei confronti è stata completamente inventata. Ma una volta che si finisce in carcere, anche se poi viene dimostrata la propria innocenza, agli occhi degli altri si rimane sempre sporchi”, racconta il gioielliere che a lungo è stato anche arbitro di Karate.Poi la memoria torna a quel 28 dicembre 2018, giorno nel quale un ragazzo di 16 anni, amico dei suoi figli, lo ha denunciato per violenza sessuale.

Accuse per cui ancora oggi non può rivedere la sua famiglia, per via di un divieto di avvicinamento all’appartamento.“Sono state completamente inventata - spiega Lorenzo Osmari al Messaggero - nonostante non ci fosse un certificato medico che comprovasse le lesioni derivanti dai presunti abusi e nonostante non sia stato trovato il mio dna sul corpo di quel ragazzo, mi hanno rinviato a giudizio”.

“Mi hanno arrestato sulla base di prove costruite a tavolino e delle parole di un giovane che ora fa l’attore. Avendo intuito che era disturbato, gli chiesi di non venire più a casa nostra. Quel 28 dicembre si presentò lo stesso e mi fece...

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Quarto appuntamento con la rassegna di Artenauta Teatro, 𝐋'𝐄𝐒𝐒𝐄𝐑𝐄 & 𝐋'𝐔𝐌𝐀𝐍𝐎, 𝐕𝐄𝐍𝐄𝐑𝐃𝐢̀ 𝟐𝟐 𝐌𝐀𝐑𝐙𝐎 𝐎𝐑𝐄 𝟐𝟎.𝟒𝟓 al Teatro Comunale Diana di Nocera Inferiore.

In scena 𝐒𝐎𝐋𝐎 𝐐𝐔𝐀𝐍𝐃𝐎 𝐋𝐀𝐕𝐎𝐑𝐎 𝐒𝐎𝐍𝐎 𝐅𝐄𝐋𝐈𝐂𝐄 di e con Lorenzo Maragoni e Niccolò Fettarappa residenza produttiva Carrozzerie | n.o.t produzione La Corte Ospitale

 

Che ruolo ha il lavoro nelle nostre vite? È una parte della vita? O è la nostra vita stessa? L'ennesimo spettacolo del nostro cartellone dai tratti molteplici, ci farà divertire, pensare e passare una serata in leggerezza.

𝐌𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐢𝐚𝐥𝐞 𝐚 𝐅𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫 𝐘𝐨𝐮𝐧𝐠 𝟐𝟎𝟐𝟏/𝟐𝟎𝟐𝟐 – 𝐋𝐚 𝐂𝐨𝐫𝐭𝐞 𝐎𝐬𝐩𝐢𝐭𝐚𝐥𝐞

Per informazioni Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. document.getElementById('cloak885571caee6d6821304be45d4f3757e0').innerHTML = ''; var prefix = 'ma' + 'il' + 'to'; v...

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Nicolò Riva

Nella vita di Nicolò Riva, fisico di 34 anni, la differenza tra partire e restare l’hanno fatta le sfide e gli strumenti per fare ricerca. “Non volevo arrivare chissà dove mentre studiavo mi ha guidato l’entusiasmo degli insegnanti che ho avuto. In Italia ho imparato tutto, ma fuori ci sono più risorse e meno gerarchie”.

Si è laureato all’Università Statale di Milano nel 2016 con una tesi sugli acceleratori di particelle nei superconduttori, poi ha fatto un dottorato e un post doc tra il Politecnico di Losanna, in Svizzera, e quello di Karlsruhe, in Germania. Quattro anni dopo è andato a lavorare al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, dove è rimasto fino a pochi mesi fa. Da dicembre si è trasferito a Monaco di Baviera, dove lavora in una startup che – come spiega lui – tecnicamente “fabbrica una stella”, cioè produce energia tramite la fusione magnetica. “Quando vai all’estero – dice – capisci che ci sono posti in cui l’accesso ai fondi è più facile e i rapporti professionali sono meno formali. Non penso che in Italia non ci siano prospettive. Il lavoro per il mio campo ci sarebbe, ma le condizioni sarebbero diverse”. Il primo esempio di cosa cambiasse fuori dall’Italia l’ha vissuto sulla sua pelle durante il dottorato in Svizzera, quando ha incontrato persone da tutto il mondo e docenti pronti a stimolarlo a intraprendere strade sempre nuove. “Mi è sembrato – racconta – che chi mi valutava stesse considerando non solo il singolo articolo o la singola ricerca che conducevo, ma la mia crescita umana e personale e questo mi ha incoraggiato ad andare avanti”.

A fargli vedere fin dove si può arrivare, poi, è stato il MIT. Per essere selezionato da uno degli istituti di tecnologia più prestigiosi del mondo ha scritto un’e-mail. Il giorno...

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L’Affaire Tortora, recita così il titolo di una cartellina di colore rosa ritrovata nell’archivio di Sebastiano Vassalli. Pare ci fossero anche altri progetti, ritagli raccolti tenuti in standby in altrettante cartelline marchiate dal titolo di affaire, in merito ai quali lo scrittore novarese ha raccolto del materiale in attesa di momenti propizi per futuri eventuali assemblaggi adatti a pubblicazioni.

L’Affaire Tortora segue il solco, seppure solo per analogia, dell’Affaire Moro di Leonardo Sciascia. Per realizzare l’esegesi dell’opera si può procedere solo per deduzione in quanto l’autore della Chimera non ha lasciato nulla di scritto in merito alla realizzazione di un ipotetico pamphlet dedicato ad Enzo Tortora. Il contenuto è stato, infatti, assemblato e pubblicato postumo per conto della casa editrice Interlinea a cura di Massimo Novelli. Si tratta di un dossier esaustiv...

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Lavoretti intermittenti e frammentati, guadagni molto bassi. Più che un metodo di ingresso nel mercato del lavoro, come qualcuno si ostina a definirlo, il contratto a tempo determinato sembra – nel nostro Paese – una formula che in realtà spezzetta le carriere, le rende molto discontinue e quindi si traduce in impieghi poveri. Lo dicono i dati Inps rielaborati dalla Cgil, che ieri ha diffuso il report: in Italia gli addetti a termine sono in servizio mediamente per soli 155 giorni all’anno e guadagnano meno di 11 mila euro lordi. I settori che più di tutti contribuiscono a creare questi lavoretti sono perlopiù legati al turismo: le agenzie di viaggio e noleggio, i servizi alle imprese, gli alberghi e i ristoranti. Ma anche la scuola pubblica, con il suo consueto esercito di oltre 200 mila supplenti precari, dà un apporto molto significativo, così come la Pubblica amministrazione in ge...

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Aurelio De Laurentiis nei suoi vent’anni da presidente di calcio ha abituato a sorprese e colpi di teatro, tuttavia passare repentinamente in pochi mesi dall’immagine di esempio di gestione e punto di riferimento vincente del calcio odierno a quella di incanutito e improbabile Gian Burrasca pare troppo. In una settimana il massimo dirigente del Napoli si è scagliato contro le tv che gestiscono il pallone, prima con Dazn in occasione di Napoli-Juventus, poi con Sky “rea” di aver intervistato Politano nella serata di ieri, vigilia di Barcellona-Napoli. Più che le ragioni dell’invettiva di De Laurentiis lasciano perplessi i modi: “Fuori dai co…ni” diceva alle telecamere di Dazn al Maradona, aggiungendo di aver chiuso con l’emittente sportiva e di “voler parlare solo con Sky e Rai”, salvo poi spingersi addirittura a portar via Politano che veniva intervistato da Sky a Barcellona, spintona...

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