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Ultimo aggiornamento il 19/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Editoriali/823

Il governo italiano ha deciso di entrare in guerra contro gli Houthi, nel Mar Rosso. Penso che nell’opinione pubblica italiana, cloroformizzata dall’informazione del regime bipolare, non vi sia alcuna consapevolezza dell’enormità decisa. Apparentemente questa scelta sarebbe finalizzata al ripristino del traffico regolare delle navi nel mar Rosso, in realtà è un cambio radicale di collocazione geopolitica dell’Italia sul piano mondiale.

Vediamo perché. Innanzitutto, gli attacchi militari degli Houthi sono fatti in nome e per conto dello Stato dello Yemen il cui Parlamento ha appena votato l’inserimento degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e dello stato di Israele nell’elenco dei terroristi internazionali. L’Italia non partecipa quindi ad una missione militare contro una organizzazione terroristica ma contro uno Stato: lo Yemen. In secondo luogo gli Houthi hanno detto chiaramente che intendono bloccare e colpire ogni nave che sia diretta ad Israele fino a quando non verrà fermato il massacro di Gaza. L’azione dello Yemen è quindi una precisa azione di guerra finalizzata ad interrompere gli scambi commerciali con Israele fino a quando l’esercito israeliano continuerà il genocidio del popolo palestinese a Gaza. Si può discutere quanto si vuole dell’azione degli Houthi ma è del tutto evidente che stanno compiendo un’azione militare finalizzata a spingere Israele a porre termine ad un massacro che – a parole – quasi tutto il mondo condanna. Ribadisco che qualunque sia il giudizio si dia su questa azione di guerra – e io che sono contro la guerra non posso che condannarla – di questo stiamo parlando e non di altro.In questo contesto il governo italiano non sta facendo un’azione contro dei terroristi ma si sta schierando all’interno dell’ultra decennale conflitto t...

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Cibo e territorio protagonisti del convegno/formazione per i giornalisti promosso sabato 27 gennaio dalla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. 

L’iniziativa è organizzata dall’Ufficio diocesano Comunicazioni sociali e dal giornale Insieme, con la collaborazione dell’Assostampa Campania Valle del Sarno, con il patrocinio dell’UCSI Campania, in occasione della festa di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e comunicatori.

L’appuntamento, riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti per la formazione professionale continua, si terrà a partire dalle ore 9.30 presso la Curia vescovile di Nocera Inferiore.

La mattinata aiuterà i presenti ad approfondire le peculiarità del territorio, a mettere in luce le eccellenze agroalimentari, tenere presente i doveri dei giornalisti nel comunicare il mondo del food.

Temi che sono stati anticipati nel Primo piano del ...

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Maria Rita Gismondo

DOPO TANTE DIATRIBE , alcune anche penose, ecco il piano pandemico preparato dal governo Meloni e dalle regioni, necessario per esser pronti a nuove possibili emergenze, mentre “qualcuno” appartenente alla precedente gestione pandemica, ha affermato che non sia obbligatorio averne uno. Non abbiamo ancora finito di pagarne le conseguenze, nella totale assenza di attribuzione di responsabilità. I principali obiettivi sono:

1) ridurre gli effetti di una pandemia da patogeni a trasmissione respiratoria sulla salute della popolazione, riducendone trasmissione, morbilità e mortalità;

2) consentire azioni appropriate e tempestive per il coordinamento a livello nazionale e locale delle emergenze;

3) ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali e garantire quelli essenziali;

4) tutelare la salute degli operatori sanitari e del personale coinvolto nella gestione dell’emergenza;

5) informare, coinvolgere e responsabilizzare la comunità nella risposta a una pandemia da agenti patogeni respiratori.

Le critiche non si sono fatte attendere. C’è chi punta il dito ricordando che quando gli attuali governanti erano all’opposizione contestarono lockdown e vaccini. Anche un documento così im- portante diventa motivo di scontro politico. Intanto va riconosciuto che finalmente abbiamo un Piano pandemico che potrà essere perfezionato, ma che è un importante punto di riferimento. Inoltre non si hanno diktat ma le misure restrittive vengono richiamate solo per estrema necessità, nel rispetto della dignità e della libertà personale. Non si parla di obbligo vaccinale con punizioni e discriminazioni ma si riconosce l’indubbio valore; sparito il green pass, oggetto nel passato di tante pericolose menzogne. Il Piano è poi “ispirat...

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Stasera sapremo chi avrà vinto la Supercoppa italiana in Arabia Saudita. Sappiamo già, invece, chi ha perso: i diritti umani. Ha perso Salma al-Shehab, madre di due figli, dottoranda dell’Università di Leeds, attivista per i diritti delle donne, che ha appena terminato il terzo anno in carcere. Ne dovrà passare altri 24 dietro le sbarre. Il motivo? Ha osato scrivere dei tweet sgraditi al governo.

Ha perso un insegnante in pensione, Muhammad al-Ghamdi, condannato a morte per “uso dei profili social per seguire e promuovere utenti che cercano di destabilizzare l’ordine pubblico” e “simpatia per persone in carcere per accuse di terrorismo”: aveva scritto, su un profilo X che contava sì e no 10 follower, cinque post che criticavano la corruzione e le violazioni dei diritti umani. Hanno perso le famiglie separate: chi è in esilio non può tornare in Arabia Saudita, i dissidenti che ...

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Pippo Fava fu ammazzato con cinque colpi di pistola a Catania nel 1984. Era il direttore de "I Siciliani".

 

Messina è la più stipendiata città dell’isola. Vive quasi esclusivamente degli stipendi che ogni ventisette vengono pagati a funzionari ed impiegati. Il fulcro della sua economia è questo. Sostanzialmente è una città che viene pagata per sopravvivere. Non produce quasi niente nel settore dell’industria e dell’agricoltura. Il suo turismo è di passaggio. Le sue possibilità commerciali sono implacabilmente strozzate, poiché dirimpetto c’è Reggio Calabria che provvede ai calabresi, le altre cittadine del Tirreno sono autosufficienti, ed alle spalle ha infine il gigantesco emporio catanese come una piovra che arriva dovunque.

Lo abbiamo detto: Messina, la splendida ed orgogliosa città che appare per prima agli italiani, sta lentamente morendo. Solo una gigant...

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Lettera di Chiara De Nuccio e Luca Campoli

 

Siamo al 16 gennaio 2024. Molti di noi docenti precari, pur andando a lavoro tutti i giorni da settembre/ottobre 2023, non hanno ancora ricevuto alcuna retribuzione da allora. Una vera vergogna per un Paese civile con una Costituzione.

Una Costituzione nella quale l’articolo 36 enuncia quanto segue: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa“. Sì, ci stiamo vergognando di appartenere ad un Paese che viola la sua Costituzione. Un Paese che lascia i suoi lavoratori nello sgomento, nell’abbandono più totale, nella disperazione. Come si può vivere 5 mesi senza stipendio? Gli “eroi” precari lo sanno bene. Forse a metà o alla fine del mese verranno erogati (finalmente) i paga...

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