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Ultimo aggiornamento il 22/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Quello che è successo a Napoli ieri sera dimostra due cose: c'è ancora troppa gente incosciente e le politiche puramente repressive non servono a nulla. Partiamo dal primo punto. E' come se le persone, e non si tratta solo di giovani, si siano volute ribellare. All'inizio della pandemia in tanti sono stati frenati dalla paura. Poi il tempo, l'isolamento iniziava a farsi sentire, i dati tutto sommato miglioravano e ci sono stati i primi segnali di quello che è poi esploso ieri sera. Tento di spiegare, non è assolutamente una giustificazione.

L'ordinanza con cui De Luca ha deciso di chiudere i bar alle undici non ha evitato, come era prevedibile, gli assembramenti, anzi. Credo, invece, che l'apertura notturna di questi locali possa quantomeno aiutare a gestire meglio la situazione. I primi controllori sarebbero i gestori che sanno cosa gli aspetta se non applicano la legge. Tutti sono concordi su un fatto: i locali hanno chiuso alle 23, ma questo non ha evitato lo sfacelo.

Il professor Crisanti, che ha gestito la crisi in Veneto, ha detto una cosa importante sull'uso delle mascherine. In sostanza, sostiene che la colpa non è dei ragazzi a cui arrivano dalle istituzioni messaggi sbagliati e contraddittori. 

Cosa diversa sono gli atti delinquenziali. Chi aggredisce un esponente delle forze dell'ordine solo perché fa il suo lavoro va inchiodato alle sue responsabilità. Anche in questo caso, però, il problema è a monte. Pensare di poter controllare tutto con la repressione è folle. Una cosa è intervenire subito sui focolai con la creazione delle zone rosse, un'altra è parlare alla gente con equilibrio e senza fare campagna elettorale. De Luca è stato bravissimo nel primo caso, molto meno nel secondo. Questo bombardamento continuo poteva funzionare all'inizio, ma alla lunga è diventato controproducente. E quello che è accaduto a Napoli, al netto dell'inciviltà di troppe persone, lo dimostra.