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Ultimo aggiornamento il 19/04/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Ma lo sapevate che un gruppo musicale irpino si chiama The Mita? Non è una invenzione. Questi ragazzi esistono sul serio e in primavera uscirà anche il loro primo album. Una storia surreale raccontata sul Fatto da Enrico Fierro.

 

 

 

 

La Prima Repubblica è morta, Viva la Prima Repubblica. Come nella monarchia francese prima della rivoluzione, le roi est mort, vive le roi. Libri, film (il più discusso quello di Gianni Amelio sugli ultimi mesi di Bettino Craxi), e ora finanche un gruppo musicale. Si celebrano i grandi personaggi del tempo che fu, e che nessuno riesce a riporre nell’archivio della Storia.

Ed è così che ad Avellino, patria di Ciriaco De Mita, ultimo grande vecchio della Prima Repubblica, tre musicisti hanno fondato il gruppo The Mita. In Primavera uscirà il loro primo album, titolo inequivocabile: Amore democristiano. Nome azzeccatissimo nella provincia che a un certo punto della sua vicenda storica si fece capitale d’Italia conquistando con i suoi uomini Palazzo Chigi, la segreteria del più grande partito italiano, la Rai e ministeri di peso. Sì, quello degli avellinesi che per decenni hanno affidato il loro voto e la loro vita, ai potenti scudocrociati, era vero “amore democristiano”. “Titolo dell’album e nome del gruppo ci sono venuti così, forse perché siamo appassionati di mitologia greca”, ci dice Luca Caserta, animatore culturale, ora nella veste di paroliere e cantante del trio. Mitologia greca, o epopea democristiana? “Nella longevità della Prima repubblica e di alcuni suoi personaggi, come fai a non notare un che di mitologico?”, scherza Luca. E ha ragione, perché in Irpinia vive e muove i fili della politica, Ciriaco De Mita, novantenne leader e simbolo della Prima Repubblica. Qui il “demitismo” è dato antropologico che fa parte del Dna della piccola provincia e dei suoi abitanti.

Come ha accolto l’inossidabile Ciriaco la notizia dell’esistenza di un gruppo che porta l’illustre cognome? “Bene – racconta Luca –, mi dicono che si è fatto una risata. Evidentemente è contento di aggiungere al suo palmares anche un dato musicale. La figlia Antonia ha messo nella sua pagina Facebook il logo del nostro gruppo. Un successo”. L’album vede la partecipazione di un altro musicista avellinese, Carlo Venezia alla chitarra, e del bassista di origini turche Dogukan Atmaca. I testi richiamano la poetica e l’ironia di Alberto Camerini, l’arlecchino del rock. Ecco Evita però (“Non trattarmi così, i tuoi amori socialisti non li posso sopportare. Io che amo il babbo a Natale”), ed ecco un altro simbolo degli anni della Prima Repubblica, il “Postal market”, catalogo di biancheria intima femminile con generose modelle, (“Io nella gabbia del Postal Market non riuscivo più ad evadere. Tu poggiata sul bidet, io nascosto in un comò”).

Simboli e musiche che riportano agli anni favolosi e da bere. Per Luca Caserta, “i testi riflettono un certo modo di scrivere canzoni in quegli anni. Lo spirito e l’arguzia di alcuni autori, ma sono anche il frutto del mio metodo di lavoro. Giro molto, frequento la strada, ascolto le persone. Le sonorità si rifanno all’ondata new wave che investì l’Italia negli anni 80 del secolo passato”. L’album Amore democristiano è prodotto da Alessandro Fiori e Stefano Santoni. Prima Repubblica e Dc ringraziano. Da “bianco fiore, simbol d’amore, con te la gloria della vittoria!” a Evita però la storia continua.