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Ultimo aggiornamento il 10/05/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Pubblichiamo un intervento di Alfonso Pirozzi, redattore dell'Ansa e consigliere nazionale della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana).

"La crisi dell’editoria, la tutela dei posti di lavoro e la necessità di garantire una prospettiva ai tanti colleghi precari: sono stati questi i temi affrontati nel corso di un’assemblea tenuta martedì scorso a Palazzo Alabardieri a Napoli. Antonio Coviello, economista Cnr di Napoli e docente all’Università 'Suor Orsola Benincasa', ha fornito i dati di una crisi – quella che riguarda il mondo dell’editoria – che purtroppo è sempre più grave. E i dati sono ancora più preoccupanti nelle regioni del Sud".

"Chi esce dal mondo del lavoro – ed i numeri degli iscritti all’istituto previdenziale di categoria dimostrano che stiamo dinanzi a una vera e propria emorragia – difficilmente riesce a trovare, nel giro di qualche anno, una nuova occupazione nello stesso settore. La crisi ha riguardato maggiormente la carta stampata. E i nuovi mezzi – soprattutto il web – non garantiscono agli editori la stessa redditività. I conti quindi non vanno bene e, nella migliore delle ipotesi, i giornalisti che vanno in pensione non sono sostituiti. L'età media del personale giornalistico è molto più alta rispetto a qualche decennio fa, senza contare che fare il "giornalista-giornalista" è davvero un'attività usurante che già a 50 anni ti lascia con il respiro corto, anche se devi stare in trincea fino a 67 anni per conquistare la pensione". 

"Un cronista che per anni ha solo scritto per un giornale o ha trascorso una vita a fare lavoro da “cucina” – impaginare o titolare pezzi – ritrovandosi all'improvviso disoccupato o cassa integrato a 45-50 anni, avrà non poche difficoltà a imparare o a usare le nuove tecnologie. Chi lo aiuta in questo percorso? Cosa fare? Nessuno ha ricette miracolistiche. Di sicuro è indispensabile fare un’analisi, ascoltando le voci degli operatori del settore, partendo dal basso, sentendo coloro che sono sui territori, quelli che lavorano a mani nude quotidianamente. E dopo le analisi sarà necessario individuare la cura".

"Le difficoltà non mancano e talvolta si ha la sensazione di essere dinanzi a un muro insormontabile. Di certo l'informazione, anche ai tempi dei social, resta sempre centrale. L'attività del giornalista, anche con l'utilizzo di mezzi diversi, sarà sempre indispensabile per certificare la veridicità di una notizia. Ma per fare questo occorrono preparazione e lavoro serio. Non serve urlare, non serve il sensazionalismo per conquistare la fiducia dei lettori. Serve raccontare i fatti. Non bastano più le ipotesi. L’Ordine è diventato un osservatorio permanente, ha detto Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Campania. La realtà emerge durante i numerosi corsi di formazione. Senza dire che ci sono giovani giornalisti bravissimi, semmai con una o più lauree, con master e specializzazioni, che sono oggi senza un lavoro stabile e con poche speranze di averlo nel breve e medio termine". 

"Sarebbe disonesto dire che la realtà potrà cambiare da un giorno all’altro, da un mese all’altro, che si potrà dare presto una opportunità concreta ai tanti precari. I numeri della crisi che stiamo registrando lasciano ferite profonde. La realtà è dura ma abbiamo il dovere di non arrenderci. E lo dobbiamo fare tutti, con una categoria che deve marciare unità. Le incomprensioni interne, pur in un'auspicabile dialettica che è sempre il sale della democrazia, vanno superate. Di certo occorre immaginare un percorso di riqualificazione per chi è stato espulso – suo malgrado – dal mondo del lavoro".

"“Siamo stufi di piantare ‘croci’”, ha detto il segretario di Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo, intervenendo all’assemblea, ovvero di prendere atto degli stati di crisi nei giornali o nelle tv che si sono succeduti negli ultimi anni. Ma è necessario anche avviare un nuovo confronto con la politica, parlando con tutti gli attori istituzionali. E non per chiedere misure meramente assistenzialistiche, ma concreti provvedimenti che siano a sostegno del mondo dell’editoria, a sostegno delle nuove iniziative anche di autoimprenditorialità. Insomma, un programma di ampio respiro. Quando chiude anche l’ultimo giornale dell’ultimo borgo di un piccolissimo comune è una sconfitta per tutti perché viene meno un 'pezzetto' della voce di tutti".

"Alla politica bisogna anche chiedere che sia data piena attuazione a quelle norme che prevedono la presenza dei giornalisti nei Comuni e negli altri Enti. Quanti sono quelli che hanno nella dotazione organica, ai sensi della ‘150’ del 2000, un portavoce o un addetto stampa? E non solo: deve essere chiaro il concetto che ogni euro investito in questo settore è un euro al sostegno della crescita culturale e civile della società".