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Ultimo aggiornamento il 27/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Non ho mai votato il Movimento 5 Stelle ma in fondo, molto in fondo, un po' speravo che fossero qualcosa di meglio di quel che oggettivamente sono. Speravo soprattutto che portassero qualche seria novità nello scenario politico Italiano.
Marco Travaglio, l’oracolo grillino, parla di virus berlusconiano diffuso tra i grillini in un editoriale:

https://www.google.it/url?q=https://www.vicenzapiu.com/leggi/marco-travaglio-movimento-5 stalle/&sa=U&ved=0ahUKEwjrptbbzcfgAhWJGuwKHWhLBS0QFggUMAI&usg=AOvVaw1QpuVe3BR1q0PgSABgO20Q .

Lo dice solo oggi, ma i sintomi si erano manifestati da tempo. L’unico medicinale per chi professa il “no vax” anche in termini berlusconiani è stata la cantilena “lasciateli lavorare” oppure “e allora il Pd?”. Solo questo. Alle critiche che arrivavano soprattutto da sinistra, quella extradem un tempo vicina a molti grillini, si rispondeva con frasi tipo “Aveva ragione Berlusconi: siete turisti della democrazia” oppure con “Non hai nemmeno il 3%, cazzo parli?” o meglio ancora l’accusa “Siete stati complici di Berlusconi. Siete la stessa cosa. Cosa avete fatto negli ultimi 20 anni? Dove eravate?”. Come se molti di loro non avessero votato Berlusconi, ai tempi osannato da insospettabili per il caso Bunga-bunga. Come se la stragrande maggioranza di loro non fosse rimasta a guardare, senza mai alzare un dito contro la cultura e la politica berlusconiana. I grillini li ho conosciuti personalmente nel 2010, quando con il collettivo PerPartitoPreso portai a Pagani Roberto Fico, allora candidato alla presidenza della Regione Campania. In quella campagna elettorale intervistai direttamente Beppe Grillo a Napoli. Era il periodo in cui lui viaggiava sulla folla a bordo di un canotto. Roba da far venire i brividi se si pensa gommoni di oggi. Prima ancora, ero rimasto affascinato da Beppe Grillo nel 2007 in uno dei suoi spettacoli all’Arena Flegrea di Napoli, per la sua battaglia nel cda Tim o quando chiese ad alta voce di entrare nel Pd.
Rimasi impressionato nel 2013 quando conclusero a piazza San Giovanni la loro campagna elettorale. Citavano Sandro Pertini, Vittorio Arrigoni (quello di "Restiamo Umani"), Peppino Impastato, Pier Paolo Pasolini, Piero Calamandrei.
Lo sfondamento a sinistra sembrò un processo naturale soprattutto quando si chiese ad alta voce l’elezione di Stefano Rodotà a Presidente della Repubblica. Allora nella rosa dei nomi per il quirinale c'erano, tra gli altri, Gino Strada e Dario Fo.

E ora? Come è stato possibile passare dal “Restiamo umani” al “Prima gli italiani” di marca leghista? Negli anni quel movimento liquido che animava il movimento, né di destra né di sinistra, legato a principi e regole ferree, si è trasformato nella peggiore eredità berlusconiana, in un ibrido che accosta un giallo smorto al verde tignoso della Lega. Dicono e fanno tutto ed il contrario di tutto. A tratti ricordano la vecchia Democrazia Cristiana. La venerazione continua dei leader, la difesa d’ufficio ad oltranza, il ricorso quotidiano alla post-verità e alla dottrina dei social, l’osannata democrazia diretta ridotta ad un becero clickbaiting, hanno portato il M5S a trasformarsi nel meme di sé stesso. Hanno ingoiato di tutto trasformando l'oggetto della iniziale sete di giustizia in una idrovora di potere. (Tra gli esempi, la lottizzazione Rai e quella del Cnr). Così è andata per il caso Diciotti, con i ricorsi contro il modus Rosseau partiti da Salerno. Il governo con la Lega è stato giustificato in tutti i modi, in tutte le sedi e in ogni tipo discussione, senza se e senza ma. E' scomparsa ogni forma di autocritica. Nessun pensiero autonomo differisce o dalla linea del partito, ormai assurta a dogma, sia a livello nazionale che territoriale. Un elettorato di massa involuto a gregge affamato di stories del leader influencer di turno, che si entusiasma per le abbuffate salviniane o si intristisce per i patemi amorosi de “Il felpa”. Nel mentre, i vertici si appiattiscono sulle posizioni dell’alleato fino a rinnegare sé stessi.

 

 

 

“Ogni volta che deroghi una norma, la cancelli” diceva GianRoberto Casaleggio, il visionario. Chissà se avesse previsto anche questo.

 

                                                                                                                                                                                                  ALDO PADOVANO