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Ultimo aggiornamento il 28/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

Ventimila persone in marcia. 970 nomi di gente ammazzata dalle mafie. Ventuno marzo. Questo a Scafati. Per non dimenticare chi ha dato la vita, per testimoniare contro le organizzazioni criminali, Libera ha organizzato l’iniziativa nelle piazze di tutta italia, e la gente ha risposto. I ragazzi delle scuole, le persone impegnate nelle associazioni, nei sindacati, i cittadini comuni. L’associazione di Don Luigi Ciotti porta avanti il suo ruolo antimafia da anni, recuperando beni confiscati, facendosi portatrice di progetti sociali, raggruppando energie e soprattutto facendo da riferimento. La piazza è quello che serve, in molti casi, per dare segnali.

A questo discorso si aggiunge un principio ben più complicato da sostenere. Riguarda lo schierarsi in ogni momento, parlando quando c’è da parlare, denunciando nei casi più difficili, rischiando. Significa intervenire in un litigio, riferire cose scomode. Non stare zitti. Rinunciare ai favori, agli accordi non trasparenti, alle piccole illegalità che sedimentano fino a diventare macroscopiche. E i comportamenti diventano normali. Si comincia con il capo chino davanti alle offese contro i deboli e si arriva alla paura che porta a farsi i fatti propri. Quando si conosce un nome o una circostanza. Quando non si ricorre all’autorità giudiziaria. Quando si salta una fila, o si chiede un favore per un lavoro.

 

Chi fa la spia è indegno o è un buon cittadino? Il pescatore di De Andrè è l’idea romantica che affascina e ammicca. Lo stato canaglia, l’assassino e l'anarchia, che ci può stare. Ma se non credo nei partiti, e non ci credo, la politica riguarda qualunque cosa si fa nella propria esistenza in rapporto agli altri, a cominciare dal lavoro. 

 

L’antimafia sociale come è oggi non basta. Non è abbastanza solida da schermare la miseria della violenza, dell’illecito, di chi comanda con la forza e nessuno dice no. Porta avanti la memoria e la rappresentanza. Chiede giustizia. Mentre altri, invece, parlano. Sempre. A volte da scranni autorevoli. Rispetto alla marcia di Scafati, città interessata da fenomeni mafiosi violenti, con attentati esplosivi registrati negli ultimi mesi, la consigliere regionale Monica Paolino ha detto la sua. Professandosi contro ogni forma di mafia e sopraffazione, pur plaudendo all’iniziativa, ha criticato la città chiusa al traffico e i disagi provocati dalla folla. Scatenando commenti, pro e contro. La signora Aliberti, consigliere regionale in carica, si dimise da presidente della commissione anticamorra perché coinvolta nell’operazione “Sarrastra”, la stessa che ha portato in carcere il marito, l’ex sindaco di Scafati Pasquale Aliberti. Per accuse gravissime relative a rapporti con il clan Ridosso-Loreto

 

 

Le auto della scorta di un giudice disturbavano il quartiere storico di una città. Per via delle sirene. Era il 1990, a Palermo. 

 

 

ATG