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Ultimo aggiornamento il 28/03/2024

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Un'idea di Carlo Meoli

"Al di là di ogni altra considerazione morale, religiosa o sanitaria, dal punto di vista del contrasto alla criminalità la guerra alle droghe (basata sul proibizionismo) si è per ora conclusa con un enorme vantaggio dei criminali e dei mafiosi e con una occupazione impressionante dell'economia legale e finanziaria". Lo scrivono Isaia Sales e Simona Melorio nel saggio "Le mafie nell'economia globale", pubblicato da Guida. Ci affideremo in gran parte a questo testo per un ragionamento sulle droghe.

Chi spaccia e consuma, spesso a due passi da noi, è complice di questo sistema. Qualche dato può dare l'idea della vastità del fenomeno. "Il traffico di droga equivale al 14 per cento del totale delle esportazioni agricole e supera le esportazioni mondiali di minerali grezzi". La droga rappresenta il venti per cento del Pil messicano. E si potrebbe andare avanti con dati terrificanti.

Il traffico di droga è il vero motore dell'economia illegale nel mondo. Gli Stati Uniti sono i principali acquirenti di droghe nel pianeta. Non è questa la sede per discutere delle politiche antiprobizionistiche. Il vero nodo resta spesso il non comprendere che comprare droga significa non solo arricchire le narcomafie, ma anche permettere che capitali illegali vadano a inquinare il mercato.

Ci vorrebbe un grande gesto di responsabilità da parte di tutti. Scrivono Sales e Melorio: "E' il controllo del traffico della droga che fornisce alle organizzazioni criminali capitali e ricchezze mai posseduti precedentemente e una straordinaria possibilità di entrare da protagonisti in innumerevoli attività lecite di mercato". Alla fine, quindi, dobbiamo porci solo un interrogativo: vogliamo continuare a essere complici di tutto ciò?