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Ultimo aggiornamento il 25/04/2024

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Gli avvocati Agostino De Caro e Stefano Montone, difensori di Nicola Cosentino, hanno sottolineato al pentito Nicola Schiavone una contraddizione di quelle che vanno spiegate e soppesate: nell’udienza del 14 aprile scorso il figlio di Francesco ‘Sandokan’ Schiavone aveva affermato che il clan dei Casalesi appoggiò l’ex sottosegretario Pdl alle elezioni provinciali del 2005, e in particolare il suo candidato nel collegio uninominale di Casal di Principe, Marcello Schiavone, che non risultò eletto; invece alla Dda di Napoli aveva detto che sia lui che il clan avevano sostenuto l’avversario, il mastelliano Sandro De Franciscis. Messo di fronte a pezzi di puzzle che non si incastrano, Schiavone jr ha risposto: “Forse ero sotto stress quando ho reso quelle dichiarazioni”.

Si riferisce al verbale reso ai pm di Napoli il 14 luglio 2018, quando Schiavone decise di intraprendere la collaborazione con la giustizia, e iniziò a rivelare quel che sapeva del clan e dei rapporti con la politica e con il business dei rifiuti durante gli anni dell’emergenza intorno alla famigerata società mista Eco 4. Dichiarazioni confuse, secondo i legali di Cosentino, e comunque parzialmente contraddette in aula, durante il processo d’appello a Cosentino, imputato di concorso esterno in associazione camorristica, condannato nel novembre 2016 a nove anni di reclusione.

Attenzione alle date: nel 2016 Schiavone non si era ancora pentito. Le sue parole rappresentano il principale elemento di novità intorno a una partita processuale dai contorni complicati. Dove la valutazione di attendibilità o meno del pentito potrebbe rappresentare il punto decisivo per l’accusa o per la difesa. L’antimafia napoletana ritiene che Schiavone sia stato il reggente del clan tra il 2004 e il 2005. La Procura generale guidata da Luigi Riello punta quindi su di lui non solo per ottenere la conferma della condanna di Cosentino, ma per inasprirla a 12 anni. Nella sentenza di primo grado il reato è stato ritenuto consumato fino al 2005, prima dell’entrata in vigore della ex Cirielli che inasprisce le pene per i reati di mafia.

(Dal Fatto).